Una pantera è stata avvistata e fotografata dai cittadini di Castellana Grotte, in provincia di Bari. Il sindaco ha raccomandato prudenza alla cittadinanza.
Non è ancora certo se questo sia lo stesso esemplare che era già stato visto qualche settimana fa a San Severo, in provincia di Foggia, e poi nella Valle d’Itria.
Il primo cittadino di Castellana ha scritto su Facebook che, dopo aver allertato la Prefettura, sono stati inviati sul posto i Carabinieri del Corpo Forestale con i veterinari dello Zoo Safari di Fasano. La speranza è quella di poter catturare l’animale e riportarlo in un habitat più adeguato.
L’avvistamento della pantera in provincia di Bari è solo l’ultimo di molte altre segnalazioni già avvenute in provincia di Foggia, nella Valle d’Itria e ad Ostuni.
E sembra anche che, da più parti, siano stati segnalati episodi similari, i più antichi sarebbero avvenuti nelle Marche e, da lì, per una sorta di contagio, si sono spostati via via più a Sud.
Sarà poi vero? Si tratterà davvero di animali selvatici, detenuti illegalmente e sfuggiti alla cattività?
Forse sì: non voglio mettere in dubbio la veridicità dell'avvistamento...
Oppure, e io sarei più propenso ad abbracciare questa ipotesi immaginifica, non si tratterebbe piuttosto di avvistamenti, dovuti alla suggestione e ad una sorta di "contagio" psichico, con la trasformazione di altri animali neri di grossa taglia in "pantera"?
Le evocazioni letterarie in questo ambito sono forti e numerose. Basti pensare ad un prototipo - un vero e proprio "monumento" della narrativa poliziesca - che è "Il Mastino dei Baskerville"di Conan Doyle.
Ne ricordo un altro, di autore più recente, in cui tutta la vicenda è imperniata attorno agli avvistamenti di un grosso felino nero nelle campagne dello Yorkshire: si tratta del magistrale "Black Cat" del romanziere britannico Martyn Bedford che si muove tra zoologia fantastica, rabdomanzia e tematiche ecoterroristiche. Un bel romanzo davvero che mi ha aperto interi orizzonti di riflessioni.
Questo il mio commento al libro su ibs:
(25/03/2002) "Il libro mi è sembrato interessante, perché il riferimento alla bestia che infesta la brughiera e che uccide gli animali delle fattorie è secondo me la metafora di un'ossessione interiore di cui Ethan Gray, co-protagonista della vicenda, è l'incarnazione. Ho avuto la sensazione che, nel corso della storia, il piano narrativo si vada spostando da quello reale a uno sempre più metafisico...
"Il passaggio a questo secondo livello ben più eterogeneo è reso possibile dal deuteragonista di Ethan, la singolare Chloe Fortune, eco-guerriera e rabdomante, che utilizza il suo potere psichico in una particolare declinazione della rabdomanzia, intesa come scienza paranormale, che è quella della ricerca di "oggetti mentali". Capisco che la storia possa non piacere, in quanto non vi è lieto fine, ma soltanto la conclusione per Chloe Fortune di un percorso interiore tormentato, che probabilmente le consentirà di vivere altre storie. L'altra parabola che si evidenzia dal testo è che in natura non vi sono realtà "bestie" feroci e che la vera bestia è quella che può iniziare ad agitarsi dentro di noi alimentata dalle nostre personali paure ed ossessioni".
La pantera, d'altra parte, con la sua forza scattante ed elastica, con la sua capacità di compiere balzi potenti, con la sua capacità di uccidere negli agguati anche animali di taglia molto maggiore, è un essere iconico, dotato di grandi valenze simboliche, e Hillman sicuramente lo collocherebbe (o lo ha collocato: devo andare a controllare il suo testo) nella galleria degli "animali del sogno".
E no! Sono andato a verificare il testo di Hillman e della pantera vi è una diretta menzione, a differenza di altri animali a cui egli dedica interi paragrafi, nella sua galleria di "animali del sogno". Eppure, anche la pantera - secondo me - entra a pieno titolo nella galleria degli animali archetipici che nel sogno vengono a visitarci e dunque ad essa possono applicarsi le argomentazioni generali del grande psicologo analitico.
In ogni caso, la pantera - animale primigenio ed archetipico (mi viene anche in mente qui un magistrale romanzo in noir di Cornell Woolrich, nel quale sembrerebbe che sia una pantera l'assassino di turno) - può essere l'emblema di ciò che fa paura e che irrompe nella nostra realtà quotidiana.
In tempo di Covid in cui la paura è divenuto un ingrediente essenziale della nostra vita e dei nostri scenari possiamo compiere uno spostamento efficace da essa soltanto al prezzo dell'evocazione allucinatoria della "bestia" che attiva - assieme alla paura di poter essere oggetto di agguati devastanti - i nostri timori inconsci e li mette all'esterno.
Il virus, causa del "terrore" quotidiano ed onnipresente, è per definizione e per anatomia invisibile, mentre la "Pantera" ha una consistente materica, occupa uno spazio, può essere avvistata (anche se il suo essere totalmente nera la mimetizza nella notte) e, eventualmente, ci si può difendere da essa, anche se - paradossalmente - riporta ancora una volta alla situazione del confinamento tra le mura domestiche, poichè - nell'attesa che si faccia chiarezza attorno alla realtà dell'avvistamento - è misura prudenziale chiudersi in casa per scongiurare eventuali attacchi.
E torniamo così alla situazione dell'uomo ancestrale che, di notte, si riparava in una grotta con il fuoco acceso per avere protezione dalle intemperie, dal freddo e dalle bestie selvagge.
Ma, per quanto stesse nel cerchio illuminato dalle fiamme, era pur sempre indifeso dal pericolo strisciante (e innominabile) che, prendendolo di sorpresa dalle spalle, poteva giungere dalle profondità della terra e dai cunicoli che si diramavano dal riparo sicuro dove si era rifugiato.
Quindi, il pericolo maggiore, quello più difficilmente padroneggiabile, era quello che veniva dal profondo della grotta (o per usare la metafora dai meandri della mente)
Noi temiamo le paure innominabili, perché ci riempiono di terrore oscuro: ed è allora che si creano dei ponti, che si fanno delle associazioni e che si trasformano gatti e cani neri in pericolose pantere.
Apprendendo di questi strani avvistamenti, mi sono ricordato che qualche giorno addietro (il 4 aprile scorso), ho fatto un sogno in tema.
Era questo: e si articola in due diverse parti.
Sono dapprima in un negozio per acquistare dolci ed altre cose da mangiare. Dopo aver completato la mia scelta e mi faccio confezionare il tutto. Vado via con i miei pacchetti e sul più bello mi accorgo che non ho pagato quanto dovevo.
Mannaggia!
Dovrò tornare indietro, ma subito non posso; ho altre cose da fare, urgenti.
Ci tornerò appena possibile, penso.
Quindi mi ritrovo con una pantera, tutta nera, nera come la notte, proprio come uno si immagina le pantere. Con il pelo fitto, corto e lucido.
Questa pantera è il mio animale domestico e lo porto spasso al guinzaglio.
Sono un po' timoroso che possa avere delle reazioni anomale nell'incontro con altri passanti e nell'avvistamento di altri cani al guinzaglio (o semplicemente per annusarne l'usta) e che possa far del male a qualcuno.
E' forte e possente, i muscoli guizzanti sotto la pelle, ma ho piena fiducia nella mia capacità di tenerla sotto controllo: anche se l'imprevisto è sempre possibile.
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