Sono in una grande città antica, dove è in corso la festa dei suoi santi protettori.
Mi ritrovo a solcare a fatica la folla fitta che si accalca in una via contornata su ambedue i lati da alti palazzi medievali e rinascimentali.
L,assembramento è davvero immane, perché tutti si accalcano in processione dietro quattro enormi statue di santi benedicenti che vengono spinte e tirate affiancate, sì da occupare con la loro mole l'intera larghezza della strada, svettante sino ad oltre il primo piano degli edifici che la fiancheggiano.
Io cerco di divincolarmi, insinuandomi nei pertugi tra i corpi stretti come sardine e cercando di ignorare il lezzo di sudore, di panni non lavati bene e di eccitazione che da essi promana.
Ho con me la macchina fotografica.
Sono lì per realizzare un servizio e devo assolutamente raggiungere il fronte della processione per potere immortalare con i miei scatti i colossali simulacri sospinti in avanti.
E, alla fine, ce la faccio: e posso finalmente riprendere dal basso i volti barbuti dei quattro santi, impassibili e immobili, mentre la folla urlante sembra farli lievitare in alto, rendendoli ancora più più ieratici.
Poi, finalmente svincolato dalla calca, proseguo in avanti per attendere la testa della processione sul sagrato d'una grande cattedrale gotica, con torri, guglie, archi rampanti e gargolle prominenti.
Mi avvicino al grande nartece sul fronte della chiesa e qui c'è allestito un palco forse per le autorità e le personalità eminenti della cittadina. Davanti al palco, c'è un grande tavolo, con sopra libri, pergamene, rotoli di scritture antiche. E, attorno ad esso, distinguo chiaramente la regina Elisabetta con indosso la corona e il suo consorte, il Principe Filippo. Con sussiego, una guida illustra loro il contenuto delle pergamene e carpisco dei frammenti di conversazioni: il loro cicerone vuole mostrare loro delle fonti documentarie originali che rafforzano ulteriormente l'antichità della casata dei regnanti.
Dopo aver esaminato le carte che sono loro sottoposte, il Principe Filippo ribatte che non si tratta di nulla di significativo, poiché sono soltanto delle fonti indirette.
Nel mentre, scatto foto su foto, avvalendomi dello zoom, con dei bei primi piani che andranno ad arricchire il mio archivio fotografico.
Poi mi allontano di qualche passo per potere fare anche delle inquadrature d'insieme e mi accorgo che sotto un porticato al cui riparo sono state allestite file di seggiole per gli spettatori convenuti c'è mia cugina L°°°°° e accanto a lei il cugino A°°°°.
Cerco di attirare l'attenzione di L°°°°° e le faccio cenno con le dita di guardare in direzione del palco. Guarda chi c'è! La Regina d'Inghilterra, nientemeno! E la invito a venire più vicino a me per poter guardare meglio.
Lei è titubante, non vuole lasciare la sua postazione. Ma poi si alza e mi raggiunge.
La faccio scrutare attraverso l'occhio del teleobiettivo.
E la corona impreziosita di gemme rifulgenti si vede benissimo.
Dissolvenza
Di primo acchito, mi viene da dire che questo sogno è un po' la summa di ciò che non si dovrebbe fare alla presenza di Sua Maestà Corona-Virus... ahahah
C'è la folla, anzi la calca, incurante di qualsiasi regola di distanziamento (che è proprio dei tempi della Pandemia).
C'è l'apoteosi dei corpi sudati e maleolenti. Ci sono le voci disarticolati delle persone in preda all'eccitazione mistica che parlano e gridano proiettando goccioline di saliva attorno a sè.
C'è la ressa e bisogna sguisciare di qua e di là per farsi strada.
C'è l'eccitazione di un evento pubblico di massa, nel quale solitamente - che esso sia sportivo o religioso o di cultura non fa differenza - le individualità dei singoli si perdono nel bagno di folla.
Ho sentito che a Barcellona è stato celebrato un concerto con pubblico per la prima volta dall'inizio della pandemia, con degli accorgimenti però, miranti a creare una sorta di "bolla" di sicurezza, quali l'esecuzione del tampone subito prima dell'ingresso nel luogo dell'evento (il cui costo era incluso nel prezzo del ticket), termoscanner, obbligatorio l'uso della mascherina, ingresso in sezioni separate con limite in ciascuna sezione del numero di partecipanti in modo tale da consentire l'opportuno distanziamento.
Ho sentito anche di un evento tipo rave che è stato realizzato in uno spazio all'aperto, dotando tutti i partecipanti di cuffia per l'ascolto della musica e dando loro l'opportunità di danzare - anche roteando come dervisci - ma senza contatti fisici con nessuno degli altri partecipanti.
Insomma, gli eventi pubblici, in attesa di tempi migliori, si stanno rimodulando, così da creare - pur nelle restrizioni - delle modalità alternative.
Secondo me il Calcio dovrà continuare così ancora per molto tempo, come anche bisognerà mantenere le restrizioni nei confronti dei grandi eventi podistici di massa: in entrambi questi casi, perchè non è tanto l'evento in sé a creare dei problemi quanto piuttosto le condizioni di sovraffollamento che si vengono a creare sia prima sia dopo.
Ed intanto le città (ed anche le periferie extraurbane) pullulano di diavoletti in motopattino elettrico, nei cui confronti non ho personalmente alcuna simpatia. I loro fruitori, imbambolati e mummificati a bordo di questi mezzucoli, mi sembrano tutti dei dementi, il più delle volte.
Mi chiedo: perché non usare una "sana" bicicletta all'antica che è gratis e che ti fa fare un buon esercizio fisico?
Boh, cose da decerebrati...
Intanto possiamo pregare i santi protettori e rivolgersi alle entità superiori e soprane a cui ciascuno crede di più perché la piaga del Covid passi presto o che si attenui: e alcuni per ottenere questo risultato hanno - notizia recente che viene ahimè dalla Sicilia - hanno deciso di percorrere la strada della falsificazione dei dati. Quasi un paradosso perché si tratta di una truffa senza beneficiari (oppure se questi avrebbero dovuto esserci, chi essi possano essere allo stato attuale mi sfugge ancora).
Ma - io credo - non ci sono ne falsificazioni nè miracoli che potranno emendare le cose guaste (anche se l'aspettativa di riceverli - in molti - rimane forte, come è nel caso dell'"idolo" vaccino, considerato come la nostra ultima spiaggia), ma soltanto i comportamenti corretti potranno veramente fare la differenza: che attraverso la rinuncia a certe abitudini radicate del "prima" e alla rimodulazione di altre, assieme all'acquisizione di abitudini del tutto nuovo, potranno veramente salvarci.
Considerando anche, tuttavia, che ai tempi del Coronavirus una normalizzazione, intesa come il ritorno alle abitudini precedenti, non sarà possibile per molto, molto tempo ancora.
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