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11 gennaio 2021 1 11 /01 /gennaio /2021 06:26
Foto di Maurizio Crispi

C'è una guerra: una spedizione navale è in partenza per riconquistare l'isola non lontana che è stata invasa dai nemici.
E vedo sfilare le navi da guerra, una appresso all'altra, in formazione.
Ma, nello stesso tempo, scorgo delle navi nemiche che, in lunga fila, stanno arrivando verso la terraferma.
Si prepara un grande scontro, definitivo.
Queste navi - mi ritrovo a pensare - non sono certo espressione degli armamenti più moderni: sembrano piuttosto una flottiglia messa assieme alla buona, con i navigli più disparati e in diverso stato d'uso. Una specie di armata brancaleone del mare, insomma.
O anche, passando ai toni dell'epopea, mi pare di vedere la flottiglia delle più disparate - a vela o a motore - imbarcazioni civili che partirono dalle coste di Albione per salvare l'armata inglese chiusa nella sacca di Dunkerque.
Vengo incaricato di raggiungere un grande cargo ormeggiato a poca distanza della costa, privo di tutto le sovrastrutture.
L'uomo al comando mi spiega che quel cargo, ormai ridotto ad un guscio vuoto, è utilizzato come deposito per scorte di acqua potabile e di carburante che saranno preziosi per l'esito della guerra in atto.
Il mio compito è di raggiungerlo con una piccola imbarcazione e di presidiarlo, soprattutto per evitare che, mollati gli ormeggi, se ne vada alla deriva sino ad incagliarsi o ad affondare.
Sugli ordini non si discute.
Quando arrivo non c'è nessuno a bordo.
Nessuna traccia di vita.
Preso atto di ciò, mi addormento e mi risveglio, dopo un lungo sonno, per scoprire che sono trascorsi ben undici giorni.
Non ho memoria di nulla. Non so bene cosa sia successo nel frattempo.
La guerra a quanto pare è finita: infatti, il cargo ora è ormeggiato quietamente ad un lungo molo.
Vorrei mettere qualcosa sotto i denti perchè avverto i morsi della fame dopo tanti giorni di letargo.
Ma ci sono solo delle merendine industriali.
Dopo, scendo dalla nave e comincio a costruire un muro a secco con delle grosse pietre.
Per quanto mi sforzi continuo a non ricordare nulla del mio passato.
Il passato è passato, pensiamo al futuro adesso - mi dico.

Ho camminato per le strade
Negozi chiusi e smantellati.
Vetrine vuote.
Saracinesche perennemente abbassate, con cumuli di rifiuti spinti dal vento davanti.
Cartelli di vendesi o di affittasi oppure di cessione dell'esercizio commerciale.
Passanti in maschera.
Cani in maschera.
Anche i gatti con la maschera, ma loro indossano anche un respiratore da palombaro.
E' questa la guerra, forse.
La guerra contro un nemico invisibile e dai molti volti.
Ci siamo cascati.
A forza di smantellare il pianeta siamo arrivati al punto di non ritorno.
E se - a dispetto dei facili ottimismi - il virus diventasse sempre più letale, attraverso successive mutazioni?
Stiamocene a casa a coltivare il nostro piccolo orticello.
Prendiamo un libro e leggiamo.
Oppure dormiamo.
Facciamo come il dormiglione di Woody Allen oppure come quel Rip Van Winkle (la nota creazione letteraria di Washington Irving) che, dopo essersi addormentato, si risvegliò ben vent'anni dopo, avendo saltato a pie' pari la rivoluzione americana e i primi anni della nuova repubblica.

 

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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