Ci sono dei negozi dove quando, appena entri, hai la netta sensazione di essere un ospite sgradito, oppure - chiunque tu sia - di essere considerato un potenziale ladro.
Ci sono posti nei quali il commesso ti si appiccica addosso, tanto da sentirne il fiato sul collo, per spiare qualsiasi tua mossa sospetta, come intascare un libro o farsi scivolare nelle pieghe del vestito o nella borsa un giocattolino, un cosmetico, una boccetta di dopobarba e quant'altro.
Trovo questi posti insopportabili e li cancello immediatamente dalla mia lista delle preferenze.
E' vero che il taccheggio è una realtà indiscutibile: non bisogna peccare di buonismo, dicendo che non c'è.
Ma è anche vero che si tratta di un'attività più frequente nei grandi magazzini e nei centri commerciali, piuttosto che nei piccoli negozi a gestione familiare o quasi.
Nei posti di quel tipo, d'altra parte, vengono messi in opera accurati sistemi di sorveglianza, il più delle volte, con guardie addette alla sicurezza discretamente vestite in borghese, oltre ai sistemi di videosorveglianza.
Nei piccoli negozi che detesto, invece, proprio in quelli dove uno si aspetterebbe un'accoglienza calorosa, vengono messe in opera azioni rozze e villane, partendo dal presupposto fallace che ogni cliente sia anche un potenziale ladro e che quindi debba essere trattato da sorvegliato speciale.
E così sicuramente, in un civile consesso, non va; c'è qualcosa di sbagliato e di patologico in un atteggiamento che è anche un vero e proprio orientamento paranoico nei confronti della realtà.
Qui, l'avventore viene letteralmente perseguitato e si rimane letteralmente basiti, quando si scopre che l'esercizio commerciale in questione è anche fornito di un ridondante sistema di videosorveglianza.
Ma, tant'è, dal punto di vista dei gestori, evidentemente, la sicurezza non è mai troppa.
Se uno cerca di difendere la propria dignità vilipesa, opponendosi alla vessatoria richiesta, ne discendono le intimidazioni e le offese, fioccano gli inviti (rozzi il più delle volte) a lasciare alla cassa borse, sporte, involucri, zaini e quant'altro.
"Queste sono le nostre regole", dicono, "Se non le piacciono, se ne vada altrove".
Un libero ed onesto cittadino si sente allora offeso da questo atteggiamento.
Replica, si incazza, si infuria. Ma niente, quelli sono irremovibili e arrivano addirittura ad affermare che il loro cliente (ora nei panni di antagonista) li stia offendendo.
Mondo matto, davvero!
All'avventore, qualora non abbia altre alternative) non resta da fare altro che calare la testa, accettando la regola implacabile della casa, oppure andarsene.
Se accetta, alla fine delle sue operazioni di scelta degli articoli e di acquisto, potrà richiedere indietro i suoi beni e tutto ciò che in quanto "contenitore" idoneo ad accogliere la refurtiva lo bollava come potenziale ladro. E, nelriavere indietro le proprie cose, il vessato cliente potrebbe accuratamente(e platealmente) ispezionare le proprie borse e sacchetti per verificare che non manchi proprio nulla, giusto per rendere pan per focaccia (magra consolazione davvero!).
Credo che la perdita di fiducia nei confronti del nostro prossimo sia, in definitiva, una grande ed irrimediabile sconfitta
Nello scrivere questa nota, mi sono ispirato ad un'esperienza realmente vissuta, in un negozio di articoli per la casa, di cui non farò il nome, ma dove non ritornerò per certo mai più.
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