Ho sognato questo. Mi sentivo infastidito da una pellicina rotta sul bordo di un dito che, mentre dormivo e mi agitavo nel sonno, s'impigliava sempre nelle lenzuola. Il leggero attrito della pelle dura e sporgente mi risvegliava di continuo.
Molto istintivamente - per porre termine al fastidio - mi portavo il dito alla bocca per rimuovere quella pellicina con i denti, come faccio di solito da sveglio.
Ma niente, mi accorgevo che indossavo la mascherina.
Che seccatura, pensavo, pure di notte!
E la rimuovevo per poter riuscire nel mio intento.
Però, con angoscia, mi accorgevo che non avevo più la bocca: mi tastavo la faccia con le dita con frenesia e, al suo posto, soltanto pesce [pelle] liscia e giovane: nessuna traccia, nemmeno in forma di cicatrice residua, della rima buccale.
Dissolvenza...
Questo sogno mi ha portato molti pensieri.
Innanzitutto, ho pensato alla storia di Dr. Strangelove (in Italiano, il dott. Stranamore) divenuto cult negli anni Sessanta grazie al film cult di Stanley Kubrick con la magistrale interpretazione di Peter Sellers, il cui sottotitolo faceva "Come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la Bomba"(la sceneggiatura fu ispirata dal romanzo di Peter George, Red Alert, del 1958, meno fortunato), cui fece da contrappunto proprio in quegli anni il magistrale poema del poeta americano beat (underground) Gregory Corso ("Bomb"), i cui versi, proprio per esorcizzare lo spettro della bomba atomica, sono scritti in modo tale da configurare nel loro sviluppo verticale in un foglio piegato a fisarmonica innumerevoli volte il temuto fungo atomico (AAVV, a cura di Fernanda Pivano, Poesia degli ultimi americani, Feltrinelli Le Comete, 1964).
Come succede nel caso del film di Stanley Kubrick e nella poesia di Corso, alla fine, nel rapporto con un manufatto ostile (l'epitome del Male, si potrebbe dire), non resta altro da fare che smettere di preoccuparsi e di odiarlo, semplicemente accettandolo e facendolo rientrare tra le cose che fanno parte del nostro ambito esperienziale, sino al punto da amarlo, paradossalmente (se si odia la bomba allora si devono odiare tutti gli altri manufatti costruiti dall'Uomo).
La bomba è dentro di noi, alla fine, sembrano indicare i versi di Corso, e non possiamo che amarla come parte della nostra natura.
E, in definitiva, è anche così nei confronti della pandemia attuale: Coronavirus (la "bomba" virale se pensiamo alle foto "esplose" del virus con tutte quelle punte minacciose che servono da aggancio con la superficie cellulare) e Covid-19, in questi dieci mesi, abbiamo finito con l'introiettarli in noi, cosicchè essi sono entrati a far parte del nostro immaginario individuale e collettivo, assieme a tutti gli oggetti di scena che vi sono correlati, come ad esempio i ventilatori polmonari per le terapie intensive, ma soprattutto le mascherine ed altri dispositivi di protezione individuali che, dell'evento pandemico, rappresentano - in forma di gadget - l'esperienza più universalmente accessibile da parte di tutti.
Mi è anche venuto in mente un libro letto parecchi anni fa. Si tratta di un saggio il cui Autore (professore universitario di tutt'altra disciplina), dopo aver tentato invano di smettere di fumare e basandosi in ciò su tutti quelli che si elencano solitamente tra gli aspetti negativi e pericolosi per la salute del tabagismo, ha deciso di fare una vera e propria rivoluzione copernicana, facendo il seguente ragionamento: "Forse se riuscirò ad enumerare tutte le ragioni per le quali mi piace fumare, alla fine - avendo più consapevolezza dei meccanismi della mia addiction - smetterò".
Da questo tentativo (un vero è proprio brain storming colto) è nato il suo libro che però in exergo non dice se il suo autore abbia, alla fine della sua poderosa compilazione, effettivamente smesso di fumare.
Ma anche qua viene fuori l'argomentazione discussa prima. Se una cosa non la puoi sconfiggere solo perchè la vedi come l'incarnazione del male, allora non ti resta che riconoscere che è dentro di te, amarla e forse soltanto così, depotenziarla.
Per quanto riguarda l'utilizzo delle mascherine che, in tempi di Covid assieme alle regole del distanziamento, rappresenta l'aspetto più emblematico e palese della pandemia in corso, potremmo dire - e qui sconfiniamo un po' nella narrazione ironica - una quantità di belle cose.
Proviamo ad elencarle.
E' diventato possibile sbadigliare in pubblico senza doversi preoccupare di coprirsi la bocca con la mano..
Con la mascherina correttamente indossata, si può eruttare in pubblico in piena libertà (silenziosamente si intende, ma i maleducati anche fragorosamente) senza timore che le proprie esalazioni gastriche raggiungano il nostro prossimo.
Si è sicuramente distolti dall'infilarsi in pubblico le dita nel naso per scavare gallerie ed estrarre minerali pregiati. Si potrebbe anche dire che coloro i quali tengono il naso fuori dalla mascherina sono degli impenitenti scavatori. In fondo, cos'è il tampone se non una forma estrema di scaccolamento, se vogliamo metterla così? Ma, negli scavatori che indossino correttamente la mascherina le attività di scavo giornaliere sono drasticamente ridotte.
Del pari, in tutte le situazioni pubbliche, si èprotetti dalportarsi le mani alla bocca nelcaso dei morsicatori e masticatori compulsivi di unghie.
L'uso della mascherina impedisce anche a coloro che ne hanno l'abitudine di masticarsi la punta dei capelli e, dunque, è un'ottimo strumento di prevenzione del tricobezoar.
L'uso della mascherina protegge il prossimo da coloro che soffrono di "fiatella", ovverossia di alito pesante, oppure per usare il termine scientifico, di "alitosi" di cui erano affetti - secondo documentate fonti - diversi fascinosi attori hollywoddiani, come ad esempio Clark Gable.
La mascherina nasconde forme sgraziate di naso, bocca e mento, mentre mette in risalto in maniera netta e decisa gli occhi, rendendoli profondi e pieni di fascino.
E poi si potrebbe anche dire: "Volti coperti, liberi pensieri...".
Rimane tuttavia il fatto che, quando cammino per strada e incrocio tutte quelle persone, uomini e donne, con la mascherina sul volto, a volte sono preso da una sorta di vertigine e da una sensazione di estraniamento,come se fossi piombato all'improvviso nel cuore di un pianeta alieno. Una sensazione tantomaggiore se mi trovo a confrontarmi con qualcuno che indossapesanti e grandi occhialoni scuri da sole.
Stranger things...
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