Cammino reggendo in mano un’asta telescopica, del tipo di quelle per farsi i selfie, ma questa è davvero enorme e si estende sino all’altezza di diversi piani da terra.
Mi sento, a dire il vero, come l’Ispettore Gadget dei cartoni (personaggio che, di fatto, non è umano ma un robot con fattezze umane o, quanto meno, è un ibrido).
Cammino e intanto riprendo con il mio dispositivo gli scenari che si aprono man mano a volo d’uccello.
Mio figlio mi chiede cosa io stia facendo.
Una ripresa panoramica - rispondo io.
Ovvio...
E si impone una domanda a questo punto.
La tecnologia moderna con tutti i suoi ineffabili gadget ci rende più liberi?
O forse più schiavi?
Io propendo per il secondo corno del dilemma.
Siamo circondati di cose, di oggetti, di gadget appunto, di cui potremmo fare benissimo a meno. Siamo stati condizionati a pensare e a sentire che tutta questa miriade di oggetti siano per noi indispensabili.
Si tratta di cose che apparentemente migliorano la qualità della vita, ma di fatto la peggiorano e la complicano.
Ci rendono schiavi e soprattutto facilmente controllabili e manipolabili.
Bisognerebbe ritornare alla semplicità delle origini, ricordandoci sempre - come massima di vita - del famoso slogan “Il consumismo ti consuma”.
Rimangono esemplari Thoreau e la sua apologia di una vita trascorsa al riparo di una capanna nei boschi, lontano da tutte le suggestioni della modernità e dal caos della grande città.
Palermo, 7 dicembre 2019
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