Ho carpito l'immagine di copertina da un profilo social.
Non appena l'ho vista mi ha immediatamente colpito con forza, perla sua pregnanza iconica e poetica allo stesso tempo.
Cosa ci dice l'immagine?
E' molto semplice, essenziale quasi.
Un adulto e un bambino camminano tenendosi per mano nel bel mezzo di un paesaggio desolato.
Sono intenti nel cammino.
Il guardarli, così, a volo d'uccello fa sembrare entrambe le figurette minute e fragili nell'immensità e nell'asprezza del territorio circostante,una Natura che sembra essere ostile ed impervia.
La strada che seguono sembrerebbe perdersi nel cuore profondo della desolazione: e, benchè non si possa vedere cosa vi sia al di là del dosso, viene facile immaginare che proceda all'infinito.
Dove vanno? Da dove vengono?
Sembrano essere attrezzati per un lungo cammino...
Si staranno raccontando storie mentre procedono, oppure se ne stanno in silenzio, assorti?
Tante domande e, partendo da ciascuna, si può tessere una storia diversa.
Mi piace immaginare che siano diretti verso una radiosa aurora e che presto, per loro, i grigi, i neri e i rossi cupi del terreno che li circonda possano cedere il passo ad una natura ubertosa e fertile. E che il loro andare possa giungere ad una sosta, quanto meno temporanea.
Il cammino è una metafora potente della vita.
Questa foto mi ha ricordato con prepotenza la canzone di Guccini "Il vecchio e il bambino", ma anche il tragico romanzo post-apocalittico di Cormac McCarthy, La strada (e il film crudo che ne è stato tratto), ma anche - giusto per sollecitare delle immagini meno cupe, seppur malinconiche - la sequenza finale di Il Monello di Charlie Chaplin.
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