Il volume di Siegmund Ginzberg, Sindrome 1933 (Feltrinelli, Collana Varia, 2019) si propone come una disamina documentatissima di ciò che accadde nella Germania del 1933, a partire da un'alleanza di governo assolutamente improbabile, scaturita dall'ultima di un'incalzante serie di votazioni politiche che avevano visto l'ascesa lenta, ma continua del partito nazionalsocialista guidato da Hitler.
L'autore discute con lucidità dei successivi passaggi che consentirono ad Hitlerdi diventare Cancelliere del III Reich e di assumerne la guida in modi totalitari, senza praticamente più avversari e con un enorme consenso popolare. E nel fare ciò prende in esame diverse aree tematiche, come ad esempio le strategie economiche, il populismo sempre più sfrenato, il controllo assoluto della stampa sino al più totale imbavagliamento di qualsiasi forma di diffidenza, l'atteggiamento nei confronti dei debiti di guerra, l'individuazione dell'altro da perseguitare e di escludere, di tutte le forme di finanza "creativa" messe in atto per evitare che le strategie populistiche potessero determinare il tracollo della nazione, le battaglie contro gli abissi di disoccupazione che si erano verificati nel dopoguerra e negli anni della Repubblica di Weimar.
Tutto accadde nel corso di quell'anno fatidico: il 1933. E tutti questi temi sono intersecati gli uni con gli altri e l'autore ne dipana i fili, facendo emergere a volte un aspetto. Ogni capitolo ha il supporto di una serie di testi che vengono menzionati in una postilla finale che, più che essere una bibliografia in senso stretto, rappresenta una guida efficace all'approfondimento per i lettori più esigenti.
L'autore non menziona quasi mai il presente e la situazione dell'Italia contemporanea, ma è immediato fare alcune analogie. Egli stesso introduce ad arte dei lapsus, per fare immediatamente marcia indietro, ma lasciando al lettore la possibilità di soppesare i fatti e di farsi una propria idea.
Certo, avverte Ginzberg, è fallace voler leggere il presente con le analogie tratte da un lontano passato che alcuni pensano essere morto e sepolto.
E purtuttavia le analogie possono rappresentare uno stimolo alla riflessione e all'approfondimento di alcune questioni e forniscono degli strumenti per assumere nei confronti di certi accadimenti del presente un atteggiamento critico.
Indubbiamente, la lezione della storia è di fondamentale importanza e sarebbe da stolti pensare che alcuni tristi e sciagurati eventi del passato lontano non possano riproporsi, mutatis mutandis, nel presente. Occorre sempre vigilare ed esercitare il proprio spirito critico: un solo uomo che, improvvisamente per un concorso fortuito di circostanze, si trovi in una compagine di governo, può in effetti - in un tempo brevissimo - provocare dei danni gravissimi alle condizioni di un paese e modificarne l'assetto, influenzando al tempo stesso con un perverso effetto domino la configurazione di altri stati. Nell'evolversi delle democrazie - come è ad esempio il caso di quella americana (si veda per un approfondimento l'ottimo saggio "Ossessioni americane" di Massimo Teodori) - vi è indubbiamente un effetto "pendolo", ci sono corsi e ricorsi, alternarsi di trend che quando si avviano possono avere delle notevoli qualità inerziali e si evolvono in Moloch distruttori che insidiano ogni forma di libertà, dando l'illusione della libertà e della potenza. Ma nello stesso tempo possono verificarsi improvvisi capovolgimenti che portano al recupero di forme di libertà di pensiero divenute apparentemente obsolete. Occorre vigilare ed essere pensanti: il grande rischio delle spinte sovraniste be populiste è infatti quello che riducono, se non aboliscono addirittura in alcuni casi, la capacità di pensiero autonoma in larghi strati della popolazione.
Alla lettura di questo saggio di Ginzberg potrebbe essere utile affiancare il volume di Sergio Rizzo, "02.02.2020. La notte che uscimmo dall'euro" (Feltrinelli, 2018) che si potrebbe definire come uno story telling di fantapolitica capace di illustrare con efficacia come una decisione presa in via unilaterale da politicanti arroganti ed impreparati, possa portare a catastrofiche conseguenze e ad un effetto domino senza precedenti.
Una lettura da brivido per le devastanti conseguenze che ipotizza, altamente consigliata a tutti gli euroscettici e a tutti coloro che - anche solo per scherzo, dicono loro - blaterano di voler uscire dall'euro.
Guardando alle più recenti evoluzioni sino alle soglie della procedura di infrazione da cui è minacciata l'Italia proprio in questi giorni, si possono vedere in filigrana nel modo di reagire di alcuni dei nostri governati (e in particolare di colui che sembra avere assunto il ruolo di leader sempre più incontrastato dell'opinione populista) alcuni degli eventi della reazione a catena descritta da Sergio Rizzo nel suo volume. Da parte loro ci sono parle d'ordine ripetute alla nausea, formule trite e ritrite, dichiarazioni che sembrano essere sempre più pressanti dichiarazioni di intenti. E come, al tempo di Hitler basta un niente perché alcune decisioni vengano prese al di fuori della legge e della costituzione con la sicumera di chi onda il suo dire e il suo fare sulla ferma convinzione di essere supportato dal popolo e dalla nazione. Mentre Ginzberg si ferma all'analogia e si rifiuta di fare previsione allarmistiche, Il volume di Sergio Rizzo. offre una straziante carrellata su ciò che potrebbe accadere se il delirio sovranista e populista dovesse prevalere nei confronti dell'Europa e di un sano spirito europeistico. Ovviamente, come avverte Ginzberg, "Nemo Profeta in Patria", ma comunque sia vale il monito "Attenti a quei due!. E non ultimo, consiglio di leggere il volume double face, a metà tra graphic novel ed excursus storico-biografico dedicato ai nostri due vice-premier (Salvini-Di Maio Una biographic novel, con testi di Giuseppe Angelo Fiori e disegni di Dario Campagna, BeccoGiallo, 2019). E ancora questo volume, per fortuna, non è stato rimosso dalla circolazione dai Vigili del Fuoco (con una non voluta, ma naturale, citazione di Fahreheit 451 di Ray Bradbury che ci riporta in conclusione all'ombra sempre minacciosa di ogni dittatura del pensiero e politica).
(quarta di copertina di Sindrome 1933) Il passato risuona nel presente. Che cosa c'entra la Germania del 1933 con l'Italia del 2019?
Un minaccioso déjà vu può aiutarci a capire dove stiamo andando e, forse, a non commettere gli stessi errori.
Un instant book storico sulle analogie che uniscono minacciosamente il presente al passato.
(Risguardo di copertina. Una campagna elettorale permanente, un partito che non è di destra né di sinistra ma "del popolo", un improbabile contratto di governo, la voce grossa che mette a tacere i giornali, l'odio che penetra nel discorso pubblico, le accuse ai tecnici infidi, il debito, la gestione demagogica e irresponsabile delle finanze. Sono le analogie che minacciano il presente e rischiano di farlo somigliare pericolosamente a un passato che credevamo di esserci lasciati alle spalle. Quando Hitler nel 1933 divenne cancelliere del Reich, i cittadini tedeschi cominciarono a seguire incantati il pifferaio che li portava nel burrone. La cosa più strana, ma niente affatto inspiegabile, è che avrebbero continuato a credere religiosamente in lui anche dopo che erano già precipitati. "I nazisti," scrive Ginzberg, "non erano bravi solo in fatto di propaganda. Toccavano tasti cui la gente era sensibile, blandivano interessi reali e diffusi (non solo gli interessi del grande capitale, come voleva la vulgata). A elargizioni concrete corrispondeva un consenso reale, crescente e formidabile. La cosa che più impressiona è come siano riusciti a trovare consenso anche sui comportamenti più atroci e disumani del regime." Le analogie superficiali possono portare fuori strada. Eppure non possiamo farne a meno. La mente umana funziona per analogie. Le analogie si sono sempre rivelate uno strumento potentissimo per capire e distinguere, cioè l'esatto contrario del fare di ogni erba un fascio.
L'Autore. Siegmund Ginzberg è nato a Instanbul nel 1948 da una famiglia ebrea, che, poco dopo la sua nascita, si è trasferita a Milano. Cresciuto a Milano, dopo gli studi in filosofia ha intrapreso l'attività giornalistica ed è stato una delle storiche firme dell'Unità, quotidiano per cui ha lavorato a lungo come inviato in Cina, India, Giappone, Corea del Nord e del Sud, oltre che a New York e Washington e Parigi. Oltre alla selezione di scritti Sfogliature (2006), ha pubblicato Risse da stadio nella Bisanzio di Giustiniano (2008), il romanzo familiare Spie e zie (Bompiani, 2015) e il recentissimo Sindrome 1933 (Feltrinelli, 2019).
Sergio Rizzo, 02.02.2020. La notte che uscimmo dall'euro, Feltrinelli, 2018
Un testo di fantapolitica, a tutti gli effetti, che illustra come una decisione presa in via unilaterale da politicanti arroganti ed impreparati, possa portare a catastrofiche conseguenze e ad un effetto domino senza precedenti.
E' sicuramente una lettura da brivido per il devastante scenario ipotizzato, altamente consigliata a tutti gli euroscettici e a tutti coloro che anche solo per scherzo blaterano di voler uscire dall'euro.
E' un libro che tutti dovrebbero leggere, anche chi ci governa (o pretende di farlo), facendo sovente dichiarazioni di intenti vuote ed arroganti.
Peccato che coloro che, allo stato attuale, ci governano e quelli che a loro, eventualmente, seguiranno siano così totalmente ignoranti e che non leggano se non sunti e minestrine predisposte per loro dai rispettivi uffici stampa.
(Dal risguardo di copertina) 2 febbraio 2020. È tutto pronto, il grafico incisore che ha avuto dal ministro dell’Economia l’incarico di disegnare la Lira Nuova ha finito, il punto di verde è perfetto. Banconote e monete verranno messe in circolazione a partire dalla mezzanotte. In ossequio al credo nazionale sono stati abbandonati i poeti, gli artisti e gli scienziati: al loro posto le immagini degli eroi popolari e i martiri del governo sovranista. Il governo è in carica da un anno e mezzo, e ormai la maggioranza è costituita da un partito unico, il Psi – Partito sovranista italiano. Per tener fede alle promesse elettorali il Psi ha fatto saltare i conti pubblici. Così non c’è altro da fare che andare fino in fondo: mettere in atto il piano B, uscire dall’euro. Intanto la speculazione internazionale è già preparata e le corazzate finanziarie sono pronte ad affossare l’Italia. E fra chi scommette contro il paese c’è anche un politico importante, che ha un ruolo di rilievo nell’operazione Morris, com’è stata battezzata in codice. La mattina del 3 febbraio, la nuova valuta crolla in poche ore mentre le Borse vanno a picco. Le banche hanno bloccato i bancomat, la fuga di capitali è immediata e imponente. L’inflazione comincia a galoppare. I tassi d’interesse esplodono, le imprese indebitate dichiarano bancarotta, i mutui vanno alle stelle. Il potere d’acquisto dei salari è divorato dall’impennata dei prezzi, la disoccupazione tocca livelli astronomici, la povertà dilaga. Il paese è in ginocchio. L’Italia sembra uscita da un’altra guerra mondiale. L’unica soluzione è emanare un decreto per vendere i monumenti agli stranieri. I cinesi offrono 100 miliardi di euro per il Colosseo e i russi si prendono Pompei in cambio merce: le forniture di gas naturale all’Italia per 25 anni. Non basterà. Ma neppure si potrà tornare indietro. Il racconto di un’Europa in cui non esistono più scenari impossibili.
L'Autore. Sergio Rizzo è vicedirettore di "Repubblica, editorialista versatile e prolifico autore di saggi sulla contemporaneità.
È coautore con Gian Antonio Stella del libro-inchiesta sul mondo politico italiano La casta che, con oltre 1.200.000 copie e ben 22 edizioni, è stato uno dei volumi di maggior successo del 2007 e ha aperto un vasto dibattito sulla qualità della classe dirigente nazionale e sul suo rapporto con i cittadini-elettori.
Giuseppe Angelo Fiori (testi) Dario Campagna (disegni), Salvini-Di Maio. Una biographical novel, Beccogiallo, 2019
(Soglie) Un flipbook: da una parte la storia di Matteo Salvini e della Lega, dall’altra quella di Luigi Di Maio e del Movimento 5 Stelle. La biografia scritta e disegnata dei due politici più influenti del momento.
«Diversi, talora opposti, ma rinchiusi in questo libro come nel loro contratto di governo» (La Stampa)
Matteo Salvini è uno che ha fatto la gavetta. In sezione, al consiglio comunale, in radio. Ha capito come diventare il centro del dibattito. Ha imparato a muoversi al momento giusto. È così che ha conquistato la Lega Nord, trasformandola in un partito fatto a sua immagine e somiglianza. Luigi Di Maio è un politico nato. In pochi anni, da semplice studente universitario è passato al ruolo di Vice presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana. E il Movimento 5 Stelle è l’unico partito attraverso il quale avrebbe potuto realizzare questa incredibile scalata.
Massimo Teodori, Ossessioni americane. Storia del lato oscuro degli Stati Uniti, Marsilio Editore (Collana Nodi), 2017
(il mio commento) Questo saggio è stato scritto a distanza di poco dall'insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump ed è utile per comprendere l'attuale presidente degli Stati Uniti che, pur non avendo un background politico, si è ri connesso (anche grazie agli oculati indirizzi dei suoi consiglieri durante la campagna presidenziale) a movimenti di idee che a ondate sono stati molti fiorenti nel cuore profondo degli Stati Uniti.
Trump sembrerebbe essere un po' una somma ibrida di diverse correnti che si sono succedute negli oltre due secoli di storia americana e lì ci sono le radici più profonde di alcuni degli apparenti colpi di testa di Trump.
Il sistema politico americano non ha mai consentito l'accesso alla Presidenza di alcuni dei pensatori politici più radicali che, pur non entrando mai nella Casa Bianca, tuttavia hanno influenzato variamente gli umori popolari e hanno condizionato in qualche misura i presidenti in carica.
Trump invece nella sua maniera rozza, prepotente (ma anche abile e moderna se consideriamo i suoi costanti "cinguettii" che rappresentano a tutti gli effetti degli atti politici) è andato dritto allo scopo rispolverando e attivando antiche ossessioni americane come, ad esempio, quella di "America First "(che prima di essere nella parola di Trump è stato un movimento che percorse gli USA negli anni antecedenti la II guerra mondiale e che generò addirittura un movimento di simpatia nei confronti del Nazismo).
Teodori dopo aver passato in rassegna seguendo un criterio cronologico le diverse tipologie di "ossessioni" americane, argomenta che il sistema di "pesi e contrappesi" che regolamenta la democrazia americana è tale da escludere che si possano imporre idee e pratiche liberticide e antidemocratiche. E, quindi, lui stesso suggerisce che il mandato conferito a Trump, al momento di dare alle stampe il volume, non sarebbe dovuto durare durare più di tanto, poiché all'interno della democrazia americana stessa si sarebbero formati gli anticorpi necessari a fermarlo.
Ma, malgrado la previsione di uno storico e politologo esperto di cose americane quale è Teodori, Trump continua a spadroneggiare e ad imperversare con i suoi tweet, malgrado le numerose partite a braccio di ferro con rappresentanti politici e istituzioni USA.
Staremo a vedere.
In ogni caso il saggio di Teodori è davvero utile per comprendere dove va l'America oggi e per capire anche alcune delle derive europee attuali.
(Risguardo di copertina) La storia degli Stati Uniti non è solo la brillante vicenda di una democrazia aperta, di una società ricca e all’avanguardia del mondo contemporaneo. Accanto all’America come luogo della libertà che amiamo, c’è un lato oscuro, dove le paure e le ossessioni hanno dato corpo negli ultimi due secoli a movimenti politici e sociali capaci di segnare un risvolto dell’identità nazionale. La storia degli Stati Uniti, allora, è anche quella dei nativisti – ossessionati dalla «supremazia bianca» –, dei populisti – cantori dell’America profonda custode delle virtù tradizionali in declino –, degli isolazionisti – che tra le guerre mondiali si rinchiusero nel nazionalismo dell’«America First» contro la guerra a Hitler –, e degli autoritari – che fiorirono in tutte le stagioni fino al Red Scare degli anni venti e al maccartismo degli anni cinquanta. Massimo Teodori descrive come nel tempo gli americani tradizionalisti con le loro ossessioni abbiano trasformato il patriottismo in nazionalismo e l’amore per la propria comunità in razzismo, senza riuscire mai a portare un loro uomo alla Casa Bianca fino alla vittoria di Trump nel 2016.
Il libro conclude che, quali che siano i tentativi autoritari, l’America resta una società aperta che rispetta la democrazia e i diritti civili perché il suo sistema politico e costituzionale possiede gli antidoti per reagire ad ogni abuso di potere presidenziale.
(Quarta di copertina) Nativisti, populisti, isolazionisti e autoritari: la storia degli Stati Uniti attraverso i personaggi più controversi cresciuti all'ombra della democrazia americana.
"Se è vero che la storia politica di Trump viene dal nulla, i suoi istinti affondano le radicinel sottofondo dell'America e fanno emergere l'altra faccia della nazione, carica di paure e di ossessioni. Quel lato oscuro ha espresso protagonisti politici che fin qui non avevano mai conquistato la Casa Bianca, ma che hanno avuto un ruolo importante nella scena nazionale".
L'autore. Massimo Teodori , professore di Storia e istituzioni degli Stati Uniti, è autore di Storia degli Stati Uniti e sistema politico americano, il manuale in materia più diffuso in Italia. È stato parlamentare radicale per tre legislature. Da opinionista collabora con radio, tv e giornali italiani ed esteri. È autore di numerosi libri di americanistica, tra cui The New Left: A Documentary History (1969), i bestseller Maledetti americani (2002) e Benedetti americani (2003), Raccontare l'America (2005). Con Marsilio ha pubblicato Laici. L'imbroglio italiano (2006), Storia dei laici nell'Italia clericale e comunista (2008), Vaticano rapace (2013, 4 edizioni), Complotto! (2014, con M. Bordin), Il vizietto cattocomunista (2015), Obama il grande (2016). Ha vinto numerosi premi tra cui, primo in Italia, la «Menorah d'oro».
www.massimoteodori.it/
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