Le Fiabe dei Fratelli Grimm rappresentano indubbiamente uno degli zoccoli duri su cui poggia gran parte della narrativa favolistica per l'infanzia, anche odierna, e dell'intrattenimento cinematografico. E sono tanti gli autori che per motivi diversi hanno esaminato e studiato l'impianto narrativo delle fiabe e le loro origine. Almeno per ciò che concerne il mondo occidentali uno dei caposaldi e pietra miliare del genere (azzi suo punto di origine) fu rappresentato dall'instacanbile lavorto dei Fratelli Grimm e dal loro lavoro di raccolta e trasformazioni di tradizioni narrative orali in un corps scritto. Da noi in Italia due traduzioni di riferimento sono "Le Fiabe del Focolare" edito a suo tempo da Einaudi nella collana "I MIllenni" sin dal 1951 (che vide successive ristampe) e una più recente edizione del 2015 per Donzelli, Tutte le Fiabe. Prima edizione integrale 1812-1815.
Alcuni autori hanno percorso e ripercorso le fiabe dei Fratelli Grimm, alcuni riscrivendole secondo la propria sensibilità oppure adeguandole ai tempi moderni, Altri, invece, impegnandosi in uno sforzo esegetico ed interpretativo. Tra i primi non si può non menzionare Angela Carter, con il suo "La Camera di Sangue" (Feltrinelli, 1984), ma anche alcuni insospettabili autori leader di altri generi sono stati plasmati dall'influenza delle fiabe dei Grimm (si veda ad asempio , a proposito dell'archetipo del bosco in cui si perdono i bambini, "La bambina che amava Tom Gordon" di Stephen King).
Tra i secondi, si annoverano molti studiosi sia sul versante della psicoanalisi, come Bruno Bettelheim (con il suo "Il mondo incantato: uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe", Feltrinelli, 1974), sia su quello della Psicologia analitica come Marie-Louise von Franz. In ogni caso, le fiabe dei Fratelli Grimm che furono la risultante di un lavoro certosino di raccolta di racconti dalla tradizione orale e della loro rielaborazione in racconti che incldevano molti elementi difformi, ma anche di successive implementazione, alla maniera dei lavori di ricostruzione archeologica del sito di Cnosso da parte di Evans (una ricostruzione non strettamente filologica, ma "interpretata") fanno riferimento a delle categorie universali e, per questo, persistono nell'immaginario collettivo oppure ci sono già se li consideriamo alla stregua di archetipi. Il bosco, gli animali parlanti, la strega cattiva, il bambino o i bambini che si perdono sempre nel fitto del bosco, le trasformazioni di esseri umani in animali e viceversa e, ovviamente, l'orco che mangia i bambini. E anche chi nella sua saggistica si è occupato di horr e di gotico non ha potuto prescindere dalla necessità di esaminare l'impianto favolistico: in effetti, spesso le fiabe dei Grimm sono oltremodo sanguinarie, per quanto il più delle volte con un lieto fine. Le cose terribili che accadono si possono sempre in qualche modo disfare. In effetti, si può ipotizzare che horr e gotico abbiano anch'essi in quanto generi delle radici profondamente radicate nel sistema delle fiabe in cui, comunque sia c'è sempre l'elemento della paura e del pericolo. Lo stesso Stephen King nel suo saggio sull'horror e sul gotico, "Danse Macabre", non può prescindere da queste radici.
Simona Vinci nel suo originale percorso in un testo recentemente edito (Mai più sola nel bosco. Dentro le fiabe dei Fratelli Grimm, Marsilio Editore - Collana PassaParola, 2019) conduce il lettore dentro una sua personale rilettura delle fiabe dei Fratelli Grimm in cui si uniscono la sua personale e approfondita conoscenza di queste fiabe derivante dal fatto che esse sono state per lei compagni di lettura di tutta una vita assieme all'emergere di ricordi d'infanzia dove si ritrovano le vere radici della sua vocazione a divenire scrittrice.
E dunque questo libro, in cui gli stilemi del saggio, del memoir e del tributo sono strettamente intrecciati, è anche un tentativo di ripercorrere le origini e alle radici più profonde della sua scrittura.
Ovviamente, leggendo il testo di Simona Vinci, viene immediatamente la voglia di riprendere in mano l'edizione completa de "Le Fiabe del Focolare" per rileggere quelle stesse fiabe cui l'autrice si riferisce in questa sua rivisitazione.
(Soglie del testo) C'è una fiaba in questo libro, e la fiaba racconta di una bambina e di una creatura misteriosa. La Creatura d'acqua scura che striscia nella soffitta è forse il fantasma di un uomo ucciso durante la Resistenza e il cui corpo è stato occultato nello stagno. La Creatura d'acqua scura somiglia - dal buio nel quale la bambina la incontra - al lupo che attende Cappuccetto Rosso, al ginepro che conserva vita e morte nei suoi rami, al fuso di Rosaspina bella addormentata nel bosco, alla mela avvelenata di Biancaneve. La Creatura d'acqua scura torna, come in una favola nera, ad avvertire, raccontare, raccordare la vita adulta e l'infanzia, le colpe e le assoluzioni, i morti propri e quelli degli altri, gli amici perduti e i luoghi ritrovati. Simona Vinci, raccoglitrice di erbe per l'arrosto, fichi per le conserve e storie per queste pagine, continua a dire della sua paura e della nostra, svelando perché abbiamo tutti vissuto nelle fiabe dei fratelli Grimm e come, qualche volta, torniamo a viverci. Un viaggio dentro e fuori "il gusto della paura" di una scrittrice italiana che, per sua stessa ammissione, talvolta vede ancora l'invisibile.
Un viaggio dentro e fuori «il gusto della paura» di una delle più importanti scrittrici italiane contemporanee che, per sua stessa ammissione, l’invisibile, a volte, lo vede ancora
La creatura d’acqua scura che striscia in soffitta è forse il fantasma di un uomo ucciso a Budrio durante la Resistenza e il cui corpo è stato occultato nello stagno. La creatura d’acqua scura somiglia – dal buio nel quale Simona Vinci lo incontra, bambina – alle Cose assiepate dietro i cespugli e che ringhiano nell’udire un rumore di passi, al lupo nei boschi che attende Cappuccetto rosso, agli alberi di ginepro che conservano vita e morte nelle bacche e nei rami, ai briganti antropofagi, ai corvi che sono stati uomini, all’arcolaio di Rosaspina bella addormentata nel bosco, alla mela rossa avvelenata di Biancaneve, alle matrigne tagliagole. La creatura d’acqua scura torna, come le altre, come in una favola, come un gatto nero, famiglio o emissario del male, ad avvertire, salutare, raccontare, raccordare il tempo presente con l’infanzia, le colpe e le assoluzioni, i giochi e i dispetti, i morti propri e quelli degli altri, gli amici perduti e i luoghi ritrovati. I bambini che si crescono con i bambini che si è stati.
Simona Vinci, raccoglitrice di erbe per l’arrosto e fichi per le conserve e di storie per queste pagine, continua a dire della sua paura e della nostra, svelando perché tutti abbiamo vissuto nelle Fiabe dei fratelli Grimm e come, qualche volta, torniamo a viverci. La creatura d’acqua scura non ha intenzioni malvagie, è dolce, e ci abita. Almeno oggi.
«Fin dal suo esordio con Dei bambini non si sa niente, Simona Vinci ha dimostrato di essere una delle migliori scrittrici italiane contemporanee» (la Repubblica)
L'Autrice. Simona Vinci nata a Milano nel 1970, oggi vive a Bologna. Ha pubblicato Dei bambini non si sa niente (Einaudi Stile libero 1997 e 2018), In tutti i sensi come l’amore (Einaudi Stile libero 1999 e 2018, premio Selezione Campiello 1999), Come prima delle madri (Einaudi 2003, premio Selezione Campiello 2003), Brother and Sister (Einaudi Stile libero 2004), Stanza 411 (Einaudi Stile libero 2006 e 2018), Rovina (Edizioni Ambiente 2007), Strada Provinciale Tre (Einaudi Stile libero 2007), Nel bianco (Rizzoli 2009), La prima verità (Einaudi Stile libero 2016, premio Campiello 2016), Parla, mia paura (Einaudi Stile libero 2017) e In tutti i sensi come l’amore (Einaudi Stile libero 2018). I suoi libri sono tradotti e pubblicati in quindici paesi.