Nello splendido scenario naturale ed architettonico delle Tenute Plaia (Contrada Scopello, 3), il 29 luglio 2018, ha avuto luogo, alla presenza di un pubblico folto ed interessato, la presentazione del volume di Enrico Deaglio, Patria 1967-1977 (Feltrinelli, 2018) che si pone come un vero proprio prequel del volume precedentemente edito da Il Saggiatore, Patria 1978-2008 (che ha visto successivamente una riedizione con un'estensione dei fati narrati sino al 2010).
In questto volume che arriva anagraficamente secondo rispetto alla fatica precedente di Deaglio, ma cronologicamente precedente, si trattano - con lo stile narrativo - già colladauto nel precedente volume - gli anni cruciali dell'Italia del "secolo breve" dalla contestazioni giovanile agli anni dell'eversione.
La presentazione del volume di Deaglio è stata il terzo appuntamento dell'evento estivo scopellita, già alla sua terza edizione, denominato "Conversazioni d'Autore": una serie di incontri letterari a Scopello curati da Ernesto Melluso e da Cinzia Plaia.
Hanno discusso il volume di Deaglio, assieme all'Autore, Mario Azzolini e Giuseppe Como.
Al termine, secondo una tradizione collaudata di queste conversazioni letterarie, è stato presentato un vino di una cantina siciliana, le cui caratteristiche sono state illustrate da viticultore ed enologo. In questa circostanza, è stata la volta dell'azienda vitivinicola Di Legami che sorge in contrada Berlinghieri e Zafarana, nell’agro trapanese, con la presentazione - e degustazione a conclusione dell'evento - di un loro nuovo prodotto, il Rosato Zafarana.
Una parola va spesa per dare il giusto rilievo alla splendida location con la platea disposta in modo da fronteggiare un'insolita architettura, un colonnato di archi e architravi intonacati di bianco che si aprono con una vista superba verso il golfo di Castellamare di cui si intravede solo la linea indistinta tra cielo e mare e la lontana skyline dei monti. Una location che dona sensazioni non solo visive, ma anche uditive (pregevole la totale assenza di rumori molesti) e olfattive, quando al tramonto, con il calare del sole, comincia a levarsi dalla campagna circostante gli aromi delle piante selvatiche e del rosmarino e perfino della teraa riarsa dal sole estivo. Una purezza di sensazioni in un mix unico a cui si è aggiunto, ad un certo punto, il tocco lieve ed evanescente dell'anice che i relatori andavano aggiungendo all'acqua di cui si dissetavano, secondo un'usanza autenticamente siciliana.
Insomma, uno splendido connubio tra letteratura e territorio, e non solo per via della presentazione - e relativa degustazione - del Rosato Zafarano, ma anche e soprattutto per la sinergia delle sublimi ed ineffabili sensazione scaturenti dalla magia intrinseca del luogo.
Una breve rassegna fotografica dell'evento (immagini di Maurizio Crispi)
(Soglie del testo e risguardo di copertina) Che cosa è successo davvero nel decennio tra il 1967 e il 1977? come è cambiato il nostro Paese? I dieci anni che hanno cambiato il nostro Paese, come nessuno li ha mai raccontati. Per chi c'era, per chi non c'era e per chi ha dimenticato.
Enrico Deaglio torna per raccontare un decennio fondamentale, e lo fa da testimone d'eccezione, che ha vissuto gli anni dal 1967 al 1977 in prima persona e ne restituisce tutta la violenza e la passione. La nuova impresa storiografica e narrativa di Deaglio comincia nel 1967, quando l'Italia è nel pieno del boom economico e, allo stesso tempo, compaiono le prime manifestazioni e i segni germinali di profondi sconvolgimenti sociali. È l'inizio degli anni di piombo. Ma è anche l'anno in cui Gianni Morandi canta «C'era un ragazzo che come me», De André «Via del Campo» e Iva Zanicchi vince con Claudio Villa il quinto Festival di Sanremo, quello del suicidio di Luigi Tenco. È il periodo in cui si diffondono i jeans che diventano il simbolo della controcultura giovanile. Di anno in anno, dalla battaglia di Valle Giulia all'autunno caldo e alla strage di piazza Fontana, fino alle prime leggi speciali e al movimento del '77, Deaglio tesse un grande arazzo, pieno di colori, sorprese, storie notissime e storie dimenticate, retroscena emersi solo decenni dopo e misteri ancora irrisolti, facendo rivivere le storie e la cultura, la musica e le idee che hanno segnato un'epoca.
L'Autore. Enrico Deaglio si laurea a Torino in Medicina nel giugno 1971, e comincia a lavorare come medico presso l'ospedale Mauriziano Umberto I.
A metà degli anni settanta inizia l'attività giornalistica a Roma, presso il quotidiano «Lotta Continua», di cui è stato direttore dal 1977 al 1982. Successivamente lavora in numerose testate tra cui «La Stampa», «Il Manifesto», «Epoca», «Panorama», «L'Unità». Tra il 1985 e il 1986 è direttore del quotidiano «Reporter» e collaboratore del quotidiano «La Stampa» di Torino.
Alla fine degli anni Ottanta comincia a lavorare come giornalista televisivo per Mixer: segue in particolare le vicende della mafia in Sicilia e viene inviato per programmi di inchiesta in vari paesi. Negli anni novanta conduce vari programmi d'inchiesta giornalistica di attualità su Raitre, tra cui: Milano, Italia (gennaio-giugno '94), Ragazzi del '99 (1999), Così va il mondo, Vento del Nord e L'Elmo di Scipio. Dal 1997 al 2008 dirige il settimanale «Diario». Oltre ad alcune opere di narrativa, ha pubblicato vari libri-inchiesta tra cui La banalità del bene. Storia di Giorgio Perlasca da cui è stato tratto il film tv, Patria 1978-2008, Il raccolto rosso 1982-2010, Il vile agguato. Chi ha ucciso Paolo Borsellino. Una storia di orrore e menzogna (Feltrinelli, 2013).
Nel 2014 esce Indagine sul ventennio, libro composto da dodici interviste ad altrettanti rappresentanti del mondo della cultura, dell'economia e della politica a proposito dei due decenni di governi presieduti da Silvio Berlusconi.
Brochure delle "Conversazioni d'Autore" 2018
Siamo una realtà vitivinicola biologica impegnata nella valorizzazione di vitigni autoctoni. L'azienda Di Legami produce oltre 40.000 bottiglie di vino biologico siciliano bianco, rosso, rosato e ...
L’azienda Di Legami sorge in contrada Berlinghieri e Zafarana, nell’agro trapanese e si estende per circa 100 ettari, di cui 45 vitati, su lievi colline a 350 m. s.l.m. La sua posizione ha una certa importanza turistica, in quanto situata tra il monte Erice, la città di Trapani e le saline di Marsala. La famiglia da tre generazioni è impegnata nella coltivazione e nella valorizzazione dei vitigni autoctoni, su tutti Grillo, Inzolia, Nero D’Avola e Perricone, con una particolare attenzione anche agli alloctoni come Chardonnay e Syrah. L’obiettivo è sempre stato quello di creare prodotti di alta qualità, potenziando l’equilibrio entomologico in vigna, microbiologico e biochimico del suolo, favorendo dunque la biodiversità ed esaltando le caratteristiche del territorio trapanese. Oggi la famiglia Di Legami rappresenta una realtà vitivinicola biologica certificata, consapevole delle forti radici storiche legate al territorio, ma proiettata verso il futuro sostenibile. Questa spinta innovativa ci ha portati a ristrutturare la casa colonica esistente e a perfezionare le tecnologie enologiche, a rinnovare il packaging per valorizzare al meglio il prodotto dei due migliori vigneti “Berlinghieri e Zafarana“. Giuseppe e Gabriella Di Legami hanno il compito di condurre l’azienda tramandata loro dai nonni e di trasmettere alle generazioni che verranno le stessa passione, l’amore per la terra, la vigna ed il buon vino. La manodopera locale, vero motore aziendale, è la stessa da 20 anni, La guida tecnica è affidata all’enologo Sebastiano Polinas che “accompagna” i vini biologici nel proprio percorso di crescita, di valorizzazione e maturità, nel pieno rispetto del territorio, dei vitigni coltivati in azienda e di tutti gli enoamatori che scelgono i vini della cantina Di Legami.
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