Forse sono un fantasma. Forse sono morto in un punto imprecisato in mezzo al mare. Qualcosa è successo. Lo so, lo sento. Qualcosa di spaventoso. Forse sono affogato. Forse il mare ha gettato sulla spiaggia solo il mio corpo. Mentre il mio spirito, separato dal corpo, si sollevava dalla sabbia. Forse è per questo che non trovo tracce di me.
Peter May con Il Sentiero (Coffin Road, nella traduzione di Alessandra Montrucchio), pubblicato da Einaudi (Stile Libero Big) nel 2017, regala sempre ai suoi fedeli lettori dei romanzi appassionanti. Sino ad ora di tutti i romanzi pubblicati in lingua italiana e di uno non ancora tradotto, letto in lingua originale, nessuno mi ha deluso.
Anche questa volta May è riuscito a tenermi saldamente incollato alla pagina dall'inizio alla fine. Nel caso dei romanzi ambientati nelle Ebridi esterne, come quelli che costituiscono la precedente trilogia, e di questo che si pone fuori da essa, l'ambientazione di per sé vale la lettura della storia, se non altro per la capacità di far viaggiare il lettore, mentre è seduto nella sua stanza, in paesaggi di bellezza forte e selvaggia e di indurlo con un'irresistibile attrazione fascinosa ad andare a visitare quei luoghi.
Qui, siamo alla prese con un personaggio reduce da quello che sembra un naufragio su di una spiaggia dell'isola di Lewis, nelle Ebridi Esterne, e che ha perso totalmente la memoria di se stesso. Non sa chi sia, cosa faccia, quali siano i suoi interessi e le sue attività, perché sia lì, esattamente in quel posto.
Tutto è un'enigma per lui. Scoprirà a poco a poco pezzi di sé in un percorso tortuoso e pericoloso (analogo alla ricomposizione di un puzzle con molti pezzi mancanti) anche, perché a quanto sembra qualcuno gli vuole del male o vuole qualcosa da lui. Il percorso di riconquista della memoria, del proprio Sè e della propria storicità smarrita andrà avanti sino all'epifania finale.
Il romanzo è intitolato in epigrafe "alle api" e si potrebbe definire, in un certo senso, un "ecothriller": ma su questo aspetto non dico null'altro per non rovinare ai lettori che verranno il piacere della scoperta.
Anche su questi aspetti - come su quelli ambientali e paesaggistici - il romanzo di Peter May è solidamente documentato e rivela - oltre che una conoscenza diretta dei luoghi - importanti studi preparatori per raccogliere il materiale necessario.
Insomma, mi è piaciuto e ne consiglio la lettura.
(Risguardo di copertina) Un uomo fradicio e intirizzito si risveglia su una spiaggia sconosciuta. Non ricorda nulla, né di quel che è successo né di sé: ogni memoria è svanita. Aiutato da un'abitante del luogo, recupera qualche brandello della propria identità. Vive in un cottage sull'isola di Harris nelle Ebridi, e sta conducendo delle ricerche sul mistero di tre guardiani scomparsi nel 1900 dal faro locale. Ma i file che dovrebbero contenere i capitoli del libro sono vuoti. L'unico indizio è una mappa su cui è tracciato un sentiero, la Via delle Bare, che attraversa l'isola. L'uomo non sa dove conduca, ma sa che seguirlo potrebbe essere il solo modo di ritrovare sé stesso e la verità. Con la consueta maestria, Peter May ci riporta fra i panorami incantati delle isole Ebridi in un romanzo che intreccia i colpi di scena di un thriller alle emozioni di un viaggio nell'anima, e nel futuro, dell'umanità.
Sull'Autore. Peter May è nato a Glasgow nel 1951 e vive in Francia. Giornalista e autore di innumerevoli serie televisive, ha scritto una quindicina di romanzi. L'isola dei cacciatori di uccelli (Einaudi Stile Libero 2012) è il primo volume di una trilogia ambientata sull'isola di Lewis, e ha ottenuto uno straordinario successo di critica e pubblico in Gran Bretagna e in Francia, dove è stato insignito del prestigioso Prix Les Ancres Noir.
Nel 2013 Einaudi Stile Libero ha pubblicato il secondo volume della trilogia, L'uomo di Lewis, e nel 2015 il terzo e conclusivo, L'uomo degli scacchi.
Di grande interesse è la serie di romanzi con ambientazione cinese contemporanea, furtto di una serie di viaggi annuali da lui compiuti, i cosiddetti "China Thriller" di cui solo tre sono stati tradotti in italiano e pubblicati da Piemme, ma purtroppo non facilmente reperibili.
E si può menzionare anche la serie di romanzi, ad ambientazione francese, che hanno come protagonista l'investigatore-enologo Enzo McLeod (nessuna traduzione in Italiano, almeno sinora, per questa serie).
«Una storia meravigliosa, una scrittura tagliente e un messaggio importante».
«Un ecothriller brillante e ricco di colpi di scena».
Peter May (writer) - Wikipedia
Peter May (born 20 December 1951) is a Scottish television screenwriter, novelist, and crime writer. He is the recipient of writing awards in Europe and America. The Blackhouse won the U.S. Barry ...
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