Globalia (traduzione dal francese di Alberto Bracci-Testasecca) scritto da Jean-Christophe Rufin e pubblicato da Edizioni e/o nel 2016, a distanza di più di 12 anni dalla data di pubblicazione in lingua originale, possiede tuttavia una sua potenza visionaria e - fortunatamente - non è ancora stato superato dagli eventi, anche se tuttora ci si muove sempre - inesorabilmente - nella direzione d'un controllo sempre più diffuso ed onnipresente della popolazione a livello mondiale (attraverso i social, ad esempio; oppure attraverso la sempre più grande limitazioni delle libertà civili ed individuali, in nome della Sicurezza).
Come catalogarlo? Sicuramente nel settore della fantascienza e, in particolare, nell'ambito della narrativa che riguarda utopie futuro-venture, ma di stampo negative, a partire da un'estrapolazione di ciò che si può osservare nel presente, trattando gli aspetti negativi presenti con una lente d'ingrandimento ed esasperandoli sino alle più estreme conseguenze.
Un romanzo di natura visionar-sociologica che in qualche misura ripropone alcuni temi della più recente opera del giovane scrittore russo Dmitry Glukhovsky, "Futu.Re" (Multiplayer Edizioni, 2016).
Due osservazioni mi sento di poter farre. Prima: una società avveniristica ed iper-controllante, in cui si abbattano alcuni limiti umani quali la vecchiaia, la malattia, le perturbazioni climatiche può esistere soltanto nella misura in cui esistano delle sacche geografiche e delle enclave umane non "securizzate" che si assicurano per mezzo di traffici e di domini sulle risorse grezze ancora esistenti una posizione di interlocutori inestimabili degli interlocutori sociali evoluti: e, ovviamente, il controllo delle risorse nelle aree non protette e i contatti con le zone evolute sono garantiti dalla malavita. In più, nelle zone securizzate non esistono più empiti di libertà vera, ma soltanto vite !quiete" e sostanzialmente falsificate. Mentre è soltanto una lobby segreta e ristretta a gestire il potere su tutto (una sorta di "Club Bilnberg" ristrettissimo).
Seconda: l'unico antidoto possibile, il rimedio all'immensa distorsione determinata dallo status di iper-sicurezza e di stabilità di tutti i possibili fronti (climatico, salute, economico etc etc), è quello del ritorno alla natura e alla possibilità di continuare ad attingere al patrimonio letterario dell'Umanità che contiene tutti i necessari semi di libertà di cui può esserc bisogno. E naturalmente, secondo l'Autore, il libro veramente fondante di un nuovo rapporto dell'Uomo con la natura e con sé stesso, la Bibbia del rinnovamente è il capolavoro di David Henry Thoreau, ovvero "Walden, ovvero la vita nei boschi".
Si legge con piacere perchè aiuta certamente a riflettere.
(dal risguardo di copertina) Magistralmente scritto da Jean-Christophe Rufin, autore dell’Uomo dei sogni, nella migliore tradizione della fantascienza, il libro ha diritto a un posto sul podio insieme ai classici del genere quali 1984 di Orwell e Il mondo nuovo di Huxley. Avvincente, ironico, amaro, sognante.
In un futuro prossimo, così prossimo da apparirci verosimile in maniera preoccupante, il pianeta è un unico grande stato in cui vige la democrazia perfetta: Globalia. A Globalia non c’è più povertà, non ci sono guerre, c’è totale libertà di opinione, la medicina ha fatto tali progressi che la vita umana sfida i secoli e la tecnologia è talmente progredita che non c’è più nemmeno il brutto tempo! È come se Globalia si fosse isolata dai problemi che affliggono il mondo ordinario. E l’isolamento è concreto, oltre che metaforico, perché i suoi territori sono protetti da gigantesche cupole di vetro che la separano da tutto il resto. Il resto sono le non-zone, i territori che Globalia non ha ritenuto opportuno inglobare e che, lasciati a se stessi e precipitati nel degrado, sono abitati da un’umanità regredita alla barbarie, un’umanità violenta, diffidente, brutale.
A tenere le fila di un sistema che apparentemente tutela l’individuo, ma in realtà lo controlla in maniera ossessiva, è un ristretto pool di magnati ultracentenari guidati da Ron Altman, da cui dipendono tutte le fonti di energia. A sfidare quella finta perfezione penseranno Baikal e Kate, due dei rarissimi giovani rimasti in quel mondo popolato da vegliardi, con un avventuroso tentativo di evasione che li porterà a confrontarsi direttamente con Ron Altman in una rocambolesca successione di colpi di scena.
L'autore. Jean-Christophe Rufin, medico, diplomatico, fondatore di Medici senza frontiere, Premio Goncourt, è autore di numerosi romanzi tra cui L’uomo dei sogni, Il collare rosso e Check-point.
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