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12 novembre 2016 6 12 /11 /novembre /2016 11:26
(foto di Maurizio Crispi)

(foto di Maurizio Crispi)

(Maurizio Crispi) Forse, in questi tempi moderni in cui viviamo - nei paesi occidentali almeno - nell'era dell'acqua corrente nelle case - tendiamo a considerare l'acqua (sia potabile sia corrente) come un'acquisizione scontata e quasi non ci accorgiamo più delle fontane, delle fontanelle e dei fontanili che un tempo punteggiavano i percorsi in campagna e che si ponevano come importanti "segnalibri" il territorio urbano.
Le fontane nelle cittadine e nelle città avevano un'importante funzione - così come i lavatoi pubblici di cui è ancora possibile le tracce in alcuni contesti (vedi ad esempio i lavatoi medievali di Cefalù) - sia per quanto riguardava l'approvvigiamento idrico per gli usi domestici sia per l'igiene personale, sia sul posto sia attraverso appositi collegamenti con i bagni pubblici.
L'acqua nell'antichità è stata sempre un patrimonio comune ed inviolabile. Ed era precisa dovere dei potenti, dei governanti e degli amministratori fare sempre in modo che il popolo avesse a disposizione l'acqua.

La Fontana di Palazzo Adriano, in Piazza Umberto I (foto di Maurizio Crispi)Anche nelle campagne l'acqua era libera e i percorsi seguiti dai contadini e dai pastori erano punteggiati di bevai e fontanili, spesso costruiti laddove vi fossero delle sorgive natuali le cui acque venivano poi convogliate e irregimentati per provvedere alle necessità - anche irrigue - di parti più consistenti del territorio.
Anche in questi casi, nulla era dovuto: ognuno prendeva ciò che gli serviva in modi "sostenibili", nè c'era alcuno che chiedesse balzelli e tasse sull'acqua, salvo che ciò non incidesse nella resa di "servizi" specifici, come era - ad esempio - nel caso delle cosiddette "torri d'acqua" di cui a Palermo esistono ancora numerosi pregevoli esemplari (e che sembrano non interessare più nessuno, mentre potrebbero essere valorizzati per la fruizione turistica o per la fruizione scolastica).
L'acqua apparteneva a quelle cose che nei paesi nordici attenevano ai cosidetti "commons" )ovvero i "beni comuni", sanciti sin dal Medievo), cioè a quelle parti di territorio "comuni" da cui ciascun cittadino attingeva ciò che gli serviva, come legna da ardere, piante commestibili, piccola cacciagione.

In più, nelle città - a partire dal Rinascimento - si prese la consuetudine di abbinare all'erogazione dell'acqua anche il gusto del Bello e la magnificenza filantropica degli aristocratici che, in un certo senso, donavano al Popolo, la magia delle acque: e nacquero così le grandi fontane scenografiche rinascimentali e di epoca successiva, così come i palazzi dei nobili e dei potenti erano dotati - ad arricchire le facciate che davano sulla pubblica strada - delle cosiddette "panche di via", grandi e artistiche panchine di pietra dove i viandanti e i servitori in attesa di chiamata potessero riposare o persino dormire.
Non dobbiamo dimenticare inoltre che le fontane, oltre ad una funzione pratica (erogazione dell'acqua per le più svariate esigenze), a quella scenografica ed estetica, ne avevano una decisamente ludica che era quella di consentire ai viandanti e al popolo di rinfrescarsi e di bagnarsi nei giorni di maggiore canicola. E così, nell'assolvere a questa funzione ludica, le fontane diventano anche luogo di socializzazione e di sollazzo.
Tutto questo erano le fontane.
Adesso nelle pubbliche fontane è proibito bagnarsi; l'acqua che scorre dai cannelli non è più potabile, perchè non è più acqua corrente "a perdere", ma riciclata di continuo.
Le fontanelle di acque pubbliche - non ve ne siete accorti? - stanno progressivamente scomparendo, perchè l'acqua erogata nelle case deve essere pagata e così diventa quasi obrobrioso, per chi chiede per la fornitura dell'acqua quello che è una sorta di "pizzo" legale, che ci siano punti di erogazione di acqua pubblica.
In relazione a queste considerazione voglio parlare di una fontana che mi sta molto a cuore.

La fontana di Palazzo Adriano (dettaglio) in Piazza Umberto I (foto di Maurizio Crispi)Si tratta della fontana di piazza Umberto I di Palazzo Adriano, resa celebre dal film di Tornatore "Nuovo Cinema Paradiso": é una fontana civica risalente al 1608 e che riporta sulle lapidi commemorative che la abbelliscono il nome degli amministratori che la fecero costruire.
A realizzare la fontana, dalla caratteristica forma ottagonale, furono i chiusesi Nicolò Gagliano e Vito Termini (1607) e il burgitano Vito Lo Domino (1684), che scolpì, in gusto barocco, un vaso con pigna.
Il bacino ottagonale della fontana è sempre pieno di acqua chiara e pulita, mentre sui due lati contrapposti si ergono due spallette ad edicola dalle quali sul lato esterno due cannelli di ottone sormontati ciascuno da una testa scultorea emettono due costanti getti di acqua potabile, sempre freschissima. L'acqua che fuoriesce da ciasxuna coppia di cannelli di ottone cade in un piccolo bacino muschioso e, poi, attraverso un passaggio tra le pietre scorre verso il bacino centrale: questi due transiti muschiosi sono abbelliti ed ingentiliti da crescite spontanee di capelvenere i cui cespi trovano qui un loro habitat ideale.
Ancora oggi la fontana della Piazza principale di Palazzo Adriano è una fontana vissuta e perfettamente integrata nel tessuto sociale della cittadina. Si trova quasi al centro della Piazza e rappresenta il punto d'incrocio dei percorsi che i cittadini affrontano nell'attraversare la piazza: è cosa comune vedere che, al passaggio, le persone si fermano per dissetarsi.
Ricordo che per mio padre quest'acqua che sgorgava dalla fontana era un mito, l'epitome della buona ed incontaminata acqua da bere. E mio padre, appena arrivato a Palazzo, nelle occasioni in cui andavamo d'estate a trovare i nonni che erano in villeggiatura lì nei mesi estivi, domiciliati in quella stessa casa che fu la casa d'infanzia del nostro avo, lo statista Francesco Crispi, andava a farsi grandi bevute da quella fontana e, con indomabile entusiasmo, spingeva anche a me a dissetarmi con quell'acqua as dir poco miracolosa.

Questa Fontana ha avuto il suo grande successo su scala mondiale con il film di Tornatore che utilizzò proprio la Piazza Umberto I per creare il cinema fulcro della sua storia, ma è anche al centro di una gara podistica che ormai da 9 anni si svolge a Palazzo Adriano e su e giù per i circostanti Monti Sicani (Trail dei Monti Sicani, promosso da ASD SportAction).
La Fontana di Palazzo Adriano in Piazza Umberto I (foto di Maurizio Crispi)In questa circostanza la Fontana è davvero - e naturalmente - al centro dell'attenzione, poiche il gonfiabile che segna il punto di partenza e la linea dell'arrivo si trova collocato proprio a pochi metri da essa.
Quindi è assolutamente naturale e logico che gli atleti al termine della loro fatica si dirigano alla fontana per rinfrescarsi ponendo la testa sotto i due getti d'acqua paralleli e per dissetarsi.
La fontana è democratica: il suo beneficio, quella miracolosa acqua fresca e chiara, non lo nega a nessuno. Tutti, davvero tutti, possono trarne profitto: la fontana è un'amica, sempre presente e disponibile a qualsiasi ora del giorno e della notte a dispensare il suo dono a vecchi e a giovani; in questo senso è anche senza tempo.
E quando la gara si è fatta nella stagione calda la fontana era lì con il suo provvido bacino d'acqua: gli atleti stanchi e accaldati allora si sedevano sul muretto e mettevano piedi e gambe a mollo per lenire i garretti stanchi.
Sì, in questa gara, il posto di ristoro finale c'è - come di prammatica - e gli atleti ci si fermano pure, ma la fontana con il suo dono è incomparabilmente più gradita ed è anche il luogo della socializzazione tra gli atleti a fine gara.
E le scene che si possono vedere tutt'attorno alla fontana sono una bella semplificazione della magia dell'acqua fresca, fluente di continuo e chioccolante: una magia che, al giorno d'oggi, abbiamo perso.
Chi costruisce ancora fontane come questa? Non fontane solo per l'estetica, intendo, ma fontane che possano essere fruite, con le quali si possa interagire.
Le fontane che creano socializzazione tra le persone e che elargiscono doni sono una delle cose che cominciano ad entrare nel territorio della nostalgia e del ricordo, salvo alcune felici eccezioni.
E il senso della perdita di qualcosa di prezioso lo si sente ancora di più se si ha modo di indugiare a lungo nei pressi di una fontana pubblica come è quella di Palazzo Adriano.

La magia dell'acqua pubblica e la fontana della piazza di Palazzo Adriano
La magia dell'acqua pubblica e la fontana della piazza di Palazzo Adriano
La magia dell'acqua pubblica e la fontana della piazza di Palazzo Adriano
La magia dell'acqua pubblica e la fontana della piazza di Palazzo Adriano
La magia dell'acqua pubblica e la fontana della piazza di Palazzo Adriano
La magia dell'acqua pubblica e la fontana della piazza di Palazzo Adriano
La magia dell'acqua pubblica e la fontana della piazza di Palazzo Adriano
La magia dell'acqua pubblica e la fontana della piazza di Palazzo Adriano
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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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