Sono già entrate in uso le nuove norme per la prevenzione del tabagismo. Tra i provvedimenti, figura anche l'introduzione di immagini "paurose" che accompagnino le scritte già in vigore da tempo che, ora vengono aumentate di dimensioni e reiterate più volte, laddove lo spazio lo consente.
In più, nel nuovo pacchetto di provvedimenti, verrà presto interrotta la produzione di sigarette in pacchetti da 10, allo scopo di scoraggiare i più giovani dall'acquistarle in format a loro più accessibili economicamente.
Ieri sono andato dal tabaccaio ad acquistare il mio approvvigionamento di tabacco per sigarette e ho trovato, appunto, questa novità. A me è toccato di trovarmi di fronte ad una foto a colori con la piccola bara bianca della misura adatta ad accogliere un neonato e davanti ad essa, posta su di un catafalco, una coppia aggrondata in dolente contemplazione, quei genitori che avevano continuato a fumare durante la gravidanza del loro pargolo. Accanto all'immagine la didascalia recita: "Il fumo può uccidere il bimbo nel grembo materno". Il tutto caratterizzato da quella che si potrebbe indubbiamente definire una "ridondanza" comunicativa.
Questo tipo di prevenzione, fondata sul terrorismo psicologico, in realtà funziona ben poco nei confronti dei fumatori più incalliti che possono facilmente attivare un meccanismo di non-percezione selettiva nei confronti di messaggi scritti e visuali che, in qualche modo, vogliano indurli a riflettere sui rischi cui si espongono o cui espongono altri. O che, in alternativa, possono ripiegare verso i pacchetti da 10 (finché saranno sul mercato), nei quali non è impresso alcun messaggio preventivo.
E ha aggiunto che, in parallelo, si sta attivando un merchandising di articoli del costo di poche lire che hanno la funzione di occultare i messaggi (del tipo di mascherine opache autoadesive o di portasigarette (che in questo frangente tornerebbero ad essere pienamente di moda).
E allora tutto questo sforzo è destinato ad avere successo?
Forse, soltanto nei confronti di una piccola fascia di fumatori "veterani" che sono entrati - per mutuare un termine caro agli AA (Alcolisti Anonimi") - nella fase della "contemplazione" della propria dipendenza, nella quale in modo ancora conflittuale si cominciano a porre nei piatti della bilancia, vantaggi e svantaggi della propria dipendenza, piaceri e dispiaceri, etc etc.
In questo caso le immagini e le frasi di terrore potrebbero avere un qualche effetto, ma il paradosso è che potrebbero avere anche un effetto opposto nel senso di rafforzare i meccanismi di negazione.
Si può tuttavia immaginare che, almeno nei confronti d'una categoria di persone, il messaggio possa avere effetto e dovrebbe trattarsi di chi - soprattutto i più giovani - si accostano alle abitudini tabagiche per la prima volta, insomma si tratterebbe dei "neofiti": in questo caso, l'esposizione a immagini e a slogan potrebbe avere un effetto dissuasivo.
La strada maestra della prevenzione del tabagismo (come di altre abitudini nocive) rimane però pur sempre quella dell'educazione alla salute, con un intervento capillare e continuativo nelle scuole, che abbia come baricentro i principi del rispetto del proprio corpo e della ricerca costante di un benessere psicofisico. Un intervento che dovrebbe essere mantenuto e potenziato e che può dare i suoi effetti soprattutto nel lungo termine, specie se condotto in maniera tale da portare i più giovani a trovare delle proprie risorse di pensiero autonome e a un empowerment decisionale, quando si tratta di dire a chi ti offre una sigaretta per la prima volta: "Grazie, no!".
Intervento che, nel caso dei minorenni, dovrebbe essere accompagnato dal rispetto estensivo della proibizione della vendita del tabacco ai minori di 18 anni, e nei confronti di tutti da un incremento del costo dei prodotti a base di tabacco, strategia applicata estensivamente in altri paesi d'Europa con discreti risultati, a condizione che si tenga d'occhio in parallelo il mercato illegale.