Tra la fine di Marzo e l'inizio di Aprile 1979, quando da pochissimo erano state aperte le frontiere della Cina al turismo internazionale, una comitiva (una delle prime ad essere organizzata partì da Palermo alla volta della Cina. Della comitiva facevano parte la mamma, zio Aldo (il fratello della mamma) e zia Bice (la moglie di quest'ultimo), una loro amica che poi divenne anche amica di mamma, Mariuccia Sirchia e Gianliborio Mazzola (figlio di una collega di scuola della mamma). Forse faceva parte del gruppo anche il mio vecchio professore d'Italiano del Liceo, Sebastiano Bavetta, che a quel tempo doveva essere ormai anzianissimo.
Io e mio fratello convicemmo la mamma a partire: in fondo dalla morte di papà non era ancora mai partita e ci sembrava che l'occasione sarebbe stata davvero unica.
Ci riuscimmo alla fine, smontando molti dei suoi sensi di colpa a lasciarci soli e a fare una deroga a quelli che riteneva fossero dei doveri imprescindibili, specie dopo la morte di nostro padre.
Le dicemmo che ce la saremmo cavata: e lei, ovviamente, predispose tutto con molta puntualità, organizzando perfino - di concerto con la collaboratirce domestica di allora - il menu giornaliero, sicchè ci fosse la certezza inoppugnabile che non saremmo morti di fame.
Io, a quel tempo, avevo da poco concluso il mio servizio militare e vivevo ancora in una condizione di scarso impegno lavorativo e di attesa, con tantissimo tempo libero da occupare nei modi più diversi.
Fu una bella esperienza per la mamma (e per noi che la sera ci davamo ai bagordi organizzando cenettine con Gianfranco e gli altri cugini e loro amici.
Quel viaggio fu un viaggio da veri pioneri nella misteriosa Cina di Mao che, ancora non post-maoista, aveva aperto le porte all'Occidente ma soltanto a comitive guidate e controllabili, grazie all'impiego di guide ufficiali cinesi, affiancate sempre da un occhiuto uomo del regime che controllava strettamente la guida e ciò che diceva ai visitatori e quello che veniva detto loro nel corso di occasionale conversazioni (controllore di regime che aveva anche il compito di limitare il più possibile i contatti tra i viaggiatori e la popolazione locale)..
Visitarono Pechino, Shangai, Nanchino, forse andarono anche sulla Grande Muraglia.
Si fotografarono ripetutamente in classiche foto di gruppo nelle diverse Piazze del Popolo.
Andarono a visitare anche un ospedale di Shangai dove si operano pazienti con malattie tumorali utilizzando come metodo di anestesia l'agopuntura, e di questo furono meravigliati.
Ritornaro raccontando alla fine meraviglie di ciò che avevano visto.
E, per la mamma, questo viaggio rimase impresso come evento memorabile.
E furono davvero tra i primi ad essere in Cina: vero e proprio manipolo di precursori.
Ho trovato di recente un blocchetto di foto a colori (ma un po' sbiadite, quasi ad accrescere l'effetto nostalgia) relative a quel viaggio, mentre mettevo ordine in un cassetto, assieme ad altri ricordi di famiglia, non solo fotografici.