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18 febbraio 2016 4 18 /02 /febbraio /2016 07:36
La solitudine del migrante (foto di Maurizio Crispi)

La solitudine del migrante (foto di Maurizio Crispi)

(Maurizio Crispi) Spesso le foto riuscite raccontano storie per tutto ciò che non è incluso nell'immagine.
E sta a chi guarda quell'immagine ed entra in quel pezzetto di realtà fissata dall'obiettivo cercare di costruire la storia e rappresentarsi ciò che non è mostrato.
Se il fotografo è bravo e se si tratta di uno scatto ben riuscito le suggestioni implicite nell'immagine porteranno ad una possibile narrazione o a molte diverse.
C'è anche da dire che chi scatta la fotografia, senza nemmeno saperlo con consapevolezza lucida, scatta wuella foto perchè ci sono quelle storie che lo colpiscono, o meglio perchè intravede - senza averne una piena chiarezza - la storia che lega il soggetto principale (quello mostrato esplicitamente) con quelle di altre che rimangono occultate, perchè sono fuori dal campo di ripresa, eppure tremendamente presenti.
Nel momento in cui si fa uno scatto e si sceglie quell'inquadratura e non un'altra, c'è già una storia (o delle storie) pienamente formata/e.
Poi, tutto sta a tirarla fuori come quando si tira il capo di lana pendente da un gomitolo e in pochi istanti l'intero filo si srotola davanti ai tuoi occhi.
Ma, naturalmente, sta nella potenza evocatrice di quell'immagine, la possibilità che altri possano raccontarsi delle storie, non necessariamente quelle di cui il fotografo ha avuto una fuggevole visione.
Ma ciò che è implicito deve essere taciuto, poichè un'immagine mantiene la sua potenza proprio nel non detto nel non mostrato.

La foto è stata scattata a Custonaci (TP), una domenica mattina, giorno di vento furioso, di battesimi nella Chiesa Madre e di eventi sportivi podistici nella piazzetta-belvedere antistante il municipio.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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