Quei manichini che si affacciano alle vetrine dei negozi vivono una loro vita solitaria, anche se sono di continuo esposti allo sguardo altrui.
Spesso occhieggiano dalle vetrine, spesso sono ignudi, perchè specie di notte, per evitare tentazioni vengono spogliati degli abiti che hanno indossato durante il giorno.
Non c'è nessuno che si fermi mai a parlare con loro...
Del resto spesso sono senza testa, e a volte anche senza gambe e senza braccia.
Solo dei torsi di prigioni che sembrano essere stati predisposti a colpi di accetta da parte di impietosi jack Squartatori.
Quando vedo un manichino esposto in una vetrina, specie se lasciato nudo e crudo, senza nessun orpello o vestimento addosso, non posso che pensare al grado zero della famosa "Statua animata di Condillac"...
Per arrivare a questo scopo, immaginammo una statua organizzata internamente come noi, e animata da uno spirito privo di ogni specie di idee. Supponemmo anche che l'esterno, tutto di marmo, non le permettesse l'uso di nessuno dei suoi sensi, e ci riservammo la libertà di aprirli, a nostro arbitrio, alle differenti impressioni delle quali sono suscettibili.
Credemmo di dover cominciare con l'odorato, perché fra tutti i sensi è quello che sembra contribuire di meno alle conoscenze dello spirito umano. Gli altri furono oggetto delle nostre ricerche in seguito, e dopo averli considerati separatamente e insieme, vedemmo la statua diventare un animale, capace di vegliare sulla propria conservazione.
Il principio che determina lo sviluppo delle sue facoltà è semplice, lo racchiudono le stesse sensazioni: infatti, essendo tutte necessariamente piacevoli o spiacevoli, la statua è interessata a godere delle une e a sottrarsi alle altre. Ora, ci si convincerà che questo interesse basta per dar luogo alle operazioni dell'intelligenza e della volontà. Il giudizio, la riflessione, i desideri, le passioni, ecc., sono soltanto la sensazione stessa che si trasforma differentemente. Perciò ci è sembrato inutile supporre che l'anima derivi immediatamente dalla natura tutte le facoltà delle quali è dotata. La natura ci dà organi per avvertirci col piacere di ciò che dobbiamo cercare e col dolore di ciò che dobbiamo evitare. Ma si ferma là e lascia all'esperienza la cura di farci contrarre abitudini e di terminare l'opera che ha cominciato [...].
Avverto dunque che è importantissimo mettersi esattamente al posto della statua che osserveremo. Bisogna cominciare a esistere con la statua, avere soltanto un senso quando essa ne ha uno soltanto; acquistare soltanto le idee che acquista, contrarre soltanto le abitudini che contrae: in una parola bisogna essere soltanto ciò che essa è. La statua giudicherà le cose come noi solo quando avrà tutti i nostri sensi e tutta la nostra esperienza; e noi giudicheremo come lei solo quando supporremo di essere privi di tutto ciò che le manca. Credo che i lettori che si metteranno esattamente al suo posto non faticheranno a capire quest'opera; gli altri mi opporranno difficoltà innumerevoli.
(da filosofico.net/Diego Fusaro) Per illustrare l' assoluta continuità del processo di sviluppo che va dalla sensazione alle più complesse operazioni dello spirito, Condillac ricorre al celebre esempio della statua. Egli immagina l'esistenza di una statua marmorea che, per quanto chiusa ad ogni penetrazione sensibile dall' esterno (visto che é di marmo), sia interiormente organizzata nel nostro stesso modo: essa sarà quindi fornita di uno spirito, di una res cogitans (per dirla con Cartesio) nettamente contrapposta alla materia estesa (res extensa) virtualmente capace di compiere le stesse operazioni dello spirito umano, anche se inizialmente del tutto privo di idee (una vera e propria tabula rasa).
Condillac immagina poi di aprire ad uno ad uno i cinque sensi, secondo l'ordine che egli ritiene più adatto a spiegare l'originarsi delle idee e delle operazioni sulle idee. Condillac inizia con l' olfatto che , essendo il senso più povero di determinazioni, é quello che meno contribuisce alla definizione dei contenuti della conoscenza , per poi passare via via agli altri sensi.
In questo modo la statua, che inizialmente non pensava e non desiderava nulla, sviluppa gradualmente tutte le operazioni psichiche che sono caratteristiche dell' uomo.
Quindi, la condizione perchè la statua possa pensare e volere é che in essa penetrino le sensazioni che risvegliano in essa le operazioni spirituali: fuori di metafora, l' uomo stesso non sarebbe in grado di svolgere nessuna funzione psichica se il suo spirito non fosse progressivamente informato ed educato dalle sensazioni esterne.
Nella dottrina gnoseologica di Condillac il tatto presenta una posizione di privilegio rispetto agli altri sensi.
Finchè le informazioni sensibili che provengono alla statua sono limitate a questi ultimi, manca infatti un contatto diretto tra il soggetto che conosce e l'oggetto che viene conosciuto.
Le idee che provengono così allo spirito della statua hanno un contenuto rappresentativo, cioè consentono di descrivere l'immagine di cose, ma non dimostrano ancora la realtà del mondo esterno.
Soltanto attraverso il tatto, che consente di percepire l'estensione e il movimento, la statua può distinguere se stessa da ciò che é diverso da sè.
Attraverso di esso, infatti, la statua percepisce innanzitutto le parti di se stessa e la loro interazione reciproca, conseguendo così quel sentimento fondamentale che é la coscienza del proprio io , alla quale Cartesio arrivava col famoso dubbio. Successivamente, toccando gli altri oggetti e sentendo la loro solidità e resistenza, la statua potrà giungere all' idea dell' esteriorità di questi oggetti rispetto a se stessa .
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