(Maurizio Crispi) Le panchine a Palermo non sono certamente in cima ai pensieri degli amministratori della città.
Se occasionalmente ne vengono collocate di nuove, non si fa certamente per la manutenzione di quelle preesistenti.
Sembra quasi che le panchine dei parchi o quelle che adornave le pubbliche vie e piazze non meritino attenzione alcuna.
Quasi che ese debbano vivere una vita propria, dalla giovinezza della loro messa a dimora alla vecchiaia e alla morte, senza mai potere usufruire di interventi di ripristino.
Ma, per la maggior parte, la speranza di vita é breve, mentre in altri luoghi è possibile di certo sperimentare il brivido di sedersi su panchine ultracentenarie.
Le azioni deleterie cui le panchine panormite sono sottoposte sono molte ed inimmaginibili per qualsiasi altra persona che viva in altri luoghi, dove le panchine sono considerate dei beni pubblici e, pertanto, rispettate come tali.
Oltre al degrado causato dagli eventi atmosferici, ci sono infatti le continue azioni di vandalismo che ne minacciano l'incolumità, ma anche - secondo me - quella ben più vile del loro asporto per altre destinazioni quali potrebbero essere giardini e piccole oasi private (quest, almeno, la mia fantasia).
Mi esercito costantemente nell'osservazione di ciò che ricade all'interno dei confini dei miei modesti orizzonti, supponendo peraltro che ciò che si verifica possa essere isomorfico rispetto ad una più vasta realtà, con degli schemi micro-ricorsivi che si ripetono in scala più ampia.
Percorendo Villa Sperlinga e gli altri piccoli parchi della mia zona il leit motif è sempre identico. Panchine costruite con solidi materiali (come possono essere la pietra e il ferro) che vengono sfregiate, fatte a pezzi o vandalizzate o che, semplicemente, dall'oggi al domani scompaiono senza lasciare traccia, se non delle zone più pallide nel terreno dove erano ancorati i loro plinti.
Chi si trovasse a fare un giro per Villa Sperlinga, avrebbe modo di notare - osservando attentamente - che delle belle panchine di pietra ne sopravviva soltanto - ad occhio e croce - il 60 per cento. Le altre sono tutte andate (ma della loro esistenza sono rimaste delle visibili tracce sul terreno. Chi sa, nota la loro mancanza.
Perchè? E perchè poi, nessuno fa mai nulla per ripristinarle?
In un altro giardinetto vicino a casa mia, intitolato al tenente Colonnello Giuseppe Russo, ucciso dalla mafia, oltre alle panchine di pietra, ce n'era una piccola moltitudine allocate lungo il percorso perimetrale, in un luogo ombreggiato e favorevole alla sosta.
E di queste, come mostra una delle foto che corredano il post, ne è rimasta una sola: tutte le altre panchine germane prima furono vandalizzate (benchè di ferro) e, una dopo lìaltra, le loro vestigia sono scomparse.
Al posto loro perenni distese di rifiuti cartacei, bottiglie vuote e lattine di bibite varie, il tutto frammisto alle deiezioni canine..
Proprio qui, lungo questo vialetto un tempo ameno, bisognerebbe collocare una lapide per celebrare festosamente l'inettitudine degli Amministratori di questa città.
La bravura e la rettitudine di chi amministra la Cosa Pubblica non si evidenziano nella capacità di varare grandi e dispendiosi progetti, ma nell'essere capaci - in primo luogo - di gestire e di mantenere quello che c'è, anziché lasciarlo andare penosamente in rovina.
In un Inferno Dantesco dove li potremmo mettere questi Amministratori inetti (e forse anche ignavi)?
Rispondetemi voi...
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