Un anno fa a Palermo, eravamo tutti assieme e Tatà non ci aveva lasciato.
Quest’anno Tatà non c’è più... Mi rendo conto che era lui ad incarnare lo spirito della nostra famiglia estesa, era lui a fungere da perno, come per molti versi la mamma aveva fatto.
Ma non lo faceva volontariamente: era così e basta.Era un effetto del suo esserci.
Io, in realtà, sempre che nulla fosse detto in modo esplicito, senza averne ricevuto esplicitamente mandato, agivo per lui.
Il Natale di un anno fa ha visto - come sempre - la riunione di tanti della nostra famiglia.
E’ il Natale è questo. Non è fatto di brindisi, di eccitazione, di far tardi la notte, di baccano e danze, del consumismo degli acquisti frenetici e dei doni che vengono scambiati in una moderna cerimonia di potlach, maè una delle poche occasioni che ci sono date (oltre alle ritualità dei battesimi, delle prime comunioni, dei matrimoni e dei funerali) di riunirci con le persone a cui siamo legate e di volersi bene, non in modo eclatante, roboante, retorico, ma normale.
Quest’anno, andato via lui, io non sono stato capace di fare le stesse cose, di muovere le stesse leve.
Mi è mancata l’energia.
Chi lo sa se quest’energia propositiva tornerà indietro.
Forse qualcosa dello spirito del Natale, potrò recuperarlo il prossimo anno.
C’è sempre una seconda chance.