E’ sempre in piena fioritura la produzione di "apocrifi" holmesiani.
In alcuni casi, il nuovo apocrifo a comparire nella scena editoriale si discosta dal “canone” e viene collocato in periodi della vita di Sherlock Holmes che non sono coperti dagli oltre 60 racconti e dai 4 romanzi di Conan Doyle. Altre volte si tratta di storie che si discostano del tutto dal "canone" in cui il personaggio "Sherlock Holmes" viene reinventato, includendo nella storia elementi caratteriali e di personalità che sono sono quelli fissati dalla tradizione costruita attorno al nucleo di racconti di Sir Arthur Conan Doyle.
Appartiene indubbiamente a questa seconda categoria il romanzo di recente pubblicazione per i tipi diNeri Pozza, scritto da Mitch Cullin, Mr Holmes. Il Mistero del Caso Irrisolto (titolo originale "A Slight Trick of the Mind", Collana “I Neri”, 2015) nel quale viene presentato uno Sherlock Holmes ormai anziano (novantatreenne), nel pieno quindi della II Guerra Mondiale che, da tempo, si è ritirato a vivere - come Cincinnato il quale, deposti i panni di temporaneo dittatore e risolutore di problemi della Roma repubblicana, tornò a vivere nella pace agreste - in un cottage nella quieta campagna inglese, divenendo apicultore.
E' un po' svanito: a tratti la lucidità mentale lo abbandona e si intravedono dunque i segni di un incipiente senilità per quanto tardiva, ma nello stesso tempo è arricchito da un inusitato bagaglio di saggezza e di capacità empatiche.
Nella pace agreste e avendo come interlocutore il figlio della sua governante, dalla mente agile e acuta, nelle ore di pausa dal lavoro manuale, riprende ad interessarsi di un caso rimasrto insoluto, ai tempi delle sue indagini.
E, a un certo punto, mette mano alla penna e comincia a scrivere la memoria di questo mistero: divenendo in ciò, in una sorta di capovolgimento di ruolo, il suo Watson, da anni uscito di scena, a causa di una morte prematura.
(Dal risguardo di copertina) Sono trascorsi quarantaquattro anni da quando Sherlock Holmes ha abbandonato il suo appartamento in Baker Street e si è trasferito in un cottage sul versante meridionale delle colline del Sussex. Aveva quarantanove anni allora, e il trambusto delle strade di Londra, così come gli intricati pantani architettati dalle menti criminali, all’improvviso non lo attirarono più. Ora è un novantreenne con i capelli candidi, folti e lunghi e la pelle che sembra un velo sottile di carta di riso sopra un fragile scheletro. A volte si fruga in tasca alla ricerca di un sigaro o di un cerino introvabile; a volte dimentica volti e fatti, visti e accaduti giusto qualche istante prima. A dispetto, però, di questi imperscrutabili cedimenti della memoria, è ancora agile di corpo e di mente e il suo sguardo conserva una luce che gli anni non hanno smorzato.
La vita nel Sussex va, dunque, oltre il semplice appagamento.
Holmes trascorre la maggior parte delle sue ore di veglia nella serena solitudine del suo studio oppure tra le creature che costituiscono l’oggetto delle sue cure da quarantaquattro anni a questa parte: le api.
Roger, il figlio sveglio di Mrs Munro, la governante di casa, lo aiuta agli alveari. E sebbene non apprezzi molto la compagnia dei bambini, Holmes non può negare che quel ragazzo, così appassionato nell’apprendere i fondamenti dell’apicultura e così entusiasta del regalo delle api giapponesi da lui portate dal faticoso viaggio nel paese del Sol Levante, susciti in lui autentiche emozioni paterne.
Un detective è però un detective, soprattutto se reca il leggendario nome di Sherlock Holmes.
Accade così che, nel chiuso del suo studio, Holmes prenda i panni di Watson, il braccio destro scomparso da un po’, e ricostruisca per iscritto una vicenda accaduta tempo addietro: il bizzarro e irrisolto caso di una giovane donna che, dopo aver appreso a suonare un’armonica a vetro – uno strumento i cui toni acuti e penetranti avevano per molti poteri diabolici o divini, a seconda dei punti di vista –, va incontro a un tragico destino.
Mr Holmes è un libro brillante sulla vita, sull’amore e sugli scherzi che la memoria può giocare anche al più logico degli investigatori. Un romanzo avvincente, che segna il ritorno di uno dei personaggi più celebri della letteratura e più amati dal pubblico.
L’opera ha avuto una trasposizione cinematografica (dal titolo omonimo, USA, 2015, per la regia di Bil Condon), accolta con entusiasmo dalla critica al Festival di Berlino (ma poco apprezzata da alcuni critici italiani), un film in cui il ruolo dell’anziano Sherlock Holmes è magistralmente interpretato da Ian McKellen (che possiamo ricordare, ad esempio, ne Il Codice da Vinci).
Hanno detto: «Mitch Cullin ha concepito un romanzo ambizioso e scritto meravigliosamente, in cui Holmes è alle prese con l’avanzare degli anni» (Publishers Weekly);
«Con mano sicura Cullin trasforma l’investigatore brillante e abile, che tutti conosciamo, in un uomo che si guarda indietro anche con un po’ di nostalgia, rendendocelo sorprendentemente umano» (Booklist);
«Straordinario! Il nostro eroe non è mai stato così eroico e, allo stesso tempo, umano» (The Village Voice);
«Bellissimo. Mitch Cullin è un insolito osservatore della natura umana» (The New York Times Book Review).
Mitch Cullin è nato a Santa Fé, nel New Mexico nel 1968. Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo Whompyjawed, seguito da Branches, una narrazione in versi, e daTideland (2000), diventato un film con Jeff Bridges, diretto da Terry Gilliam. I suoi libri sono tradotti in più di dieci lingue.