(Maurizio Crispi) Leslie Aaron Fiedler è stato un grande letterato e critico statunitense, docente universitario sino alla sua morte avvenuta nel 2003 , autore di controversi saggi che hanno suscitato non poche polemiche, come ad esempio il corposo saggio "Amore e Morte nel romanzo americano" (1960), ma anche "Il ritorno del pellerossa", oppure il grandissimo "Freaks. Miti e immagini dell'Io segreto".
E' stato autore anche di romanzi e racconti, anche se questa forma di scrittura per lui è stata un'attività letteraria indubbiamente di minore impatto.
L'ultimo ebreo in America (titolo originale: The Last Jew in America, nella traduzione di Daniela Fink. Editrice La Giuntina, 1989, ma l'edizione originale è datata 1966).è appunto una di questa opere letterarie, pur muovendosi sempre sul filo del rasoio del saggio, poiché appare più che altro come una parabola o un apologo breve ed intenso che offre una riflessione sulla "assimilazione" degli Ebrei, stabilitisi negli USA prima della Shoah, nel mainstream della cultura di base americana con la perdita progressiva dei riti e delle tradizioni ebraiche.
Il breve romanzo, di difficile lettura per chi - come me - sconosce gli sviluppi della cultura ebraica d'America non è di immediata decodificazione nei suoi molteplici significati e richiede riflessioni attente (così come accade in molti dei romanzi scritti da Philip Roth): ciò nondimeno viene in aiuto al lettore sprovveduto la bella e approfondita introduzione scritta da Guido Fink che offre, tra le altre cose, un'interessante ermeneutica del personaggio principale, Jacob Moscowitz e del suo conflitto interiore.
(dall'introduzione di Guido Fink) Anche se in apparenza è una sorta di assimilazione, di perdita di sé‚ e di continui tradimenti, L'ultimo ebreo in America è una commovente parabola sulla fedeltà, sulla fedeltà nonostante tutto.
Leslie Aaron Fiedler (Newark, 8 marzo 1917 – Buffalo, 29 gennaio 2003) è stato un critico letterario e scrittore statunitense, uno dei maggiori del Novecento, nonché un apprezzato narratore.
Nei suoi scritti si è spesso opposto alla cultura e alla critica accademica, accusata di declamare canoni che poco hanno a che vedere con i gusti e la sensibilità collettivi.
Tra le sue opere più note vi sono il romanzo La macchia (1969) e i saggi Amore e morte nel romanzo americano (1960), Aspettando la fine (1964), Il ritorno del pellerossa (1968), L'epica involontaria (1980), Cos'era la letteratura? Cultura di classe e società di massa (1982).