(Maurizio Crispi) La storica Villa Trabia, a Palermo, il cui nome completo è la Casena dei Trabia alle Terre Rosse, è bella, piena di fascino e di mistero decadente in certi suoi angoli e, per quanto curata (abbastanza, ma non tanto quanto accadrebbe in altri paesi, poiché le fontane un tempo zampillanti sono fuori uso, molte siepi sono malamente e poco di frequente potate, per non parlare di alcuni grandi alberi di magnolia a rischio di crolli o di estinzione per cure inadeguate), in alcuni suoi anfratti è dominata da una natura prorompente e selvaggia con distese di verzura che richiamano alla mente foreste incontaminate - non fosse per il biancheggiare di edifici che si stagliano poco distante dalle mura perimetrali del parco.
E contemporaneamente, in questa profusione di verde, si ravvisano in opera potenti forze opposte, quali la vitalità selvaggia ed inesausta e l'avvio della decomposizione e del declino, in un mix inestricabile.
Ci sono anche caverne e cunicoli misteriosi, poiché - come accadeva a quei tempi - per edificare ville padronali ed edifici vari si usava aprire una cava di tufo (limestone) nello stesso terreno in cui sarebbe stato innalzato il manufatto.
A evocare la natura più selvaggia e primigenia ci sono autentiche colate di radici che prorompono direttamente dalla roccia con l'aspetto di propaggini inquietanti lanciate da misteriosi esseri ctonii e pronti a ghermirti alla tua più lieve distrazione.
Ma si possono anche scoprire delicate crescite di capelvenere e rocce rivestite di tenero muschio verde-smeraldo, irrorate dall'acqua chioccolante di quella che sembra essere una naturale sorgiva.
E la modernità, dura a volte, irrompe in alcuni recessi e nelle mura perimetrali decorate di graffiti e disegni, mentre in altri luoghi reconditi si possono rinvenire le tracce di bivacchi di homeless e di tossici che hanno lasciato lì le loro spade per usi futuri.
Misteri ed incongruità di Palermo.
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