E' un saggio complesso ed esaustivo quello del critico d'arte Luca Beatrice dal titolo, Sex. Erotismi nell’Arte da Courbet a YouPorn (Rizzoli Editore, 2013, collana Arte e Saggi).
Il tema è - come dice il titolo -"erotismi nell'Arte", ma - in verità - Luca Beatrice parlando di Arte traccia un'evoluzione della società occidentale in funzione della trasformazione degli atteggiamenti e delle rappresentazioni della sessualità.
D'altra parte, ciò che emerge è indubbiamente che il sesso e l'Eros sono due delle molle fondamentali di ogni comportamento umano e, di conseguenza, è giustificato ipotizzare che - senza timore di smentite - si possa tracciare una storia dell'Occidente attraverso la sessualità.
Il saggio di Luca Beatrice é ad ampio raggio poichè egli - soprattutto man mano che ci avviciniamo alla modernità e ai convulsi due primi decenni del nuovo secolo - non tralascia nulla, prendendo in considerazione non solo le opere d'arte più acclarate, ma anche quelle discutibili e ancora collocate in un confine incerto tra Arte e mera rappresentazione pornografica.
D'altra parte l'Arte si evolve di continuo, in sintonia con i tempi e, del pari, anche il Porno si evolve ed ambedue si muovono sempre di più alla conquista di territori sconosciuti e/o prima proibiti. Ciò che prima era "proibito", bandito, considerato inaccettabile, viene "normalizzato" ed entra a far parte del "realm" delle conoscenze/esperienze fruibili ed accessibili e diventa oggetto di discorso. Compito dell'Arte tuttavia è sempre quello di esplorare ciò che sta ai confini e di osare - con coraggio - la rappresentazione di ciò che rimane al di fuori del campo dell'esperienza comune e ordinaria o di mostrare lati nascosti delle cose e di metterle in luce.
La sessualità, i comportamenti sessuali nel corso degli ultimi due secoli sono venuti alla luce, passando dalla condizioni di segretezza e di censura ad una di esposizione senza veli e pudore.
I concetti di "arte espansa" e di "porno espanso" si fanno, quindi, in questo particolare ambito praticamente sovrapponibili e inistinguibili uno dall'altro.
E tutto può essere piegato a questa rappresentazione che è animata in fondo da una grande ossessione: non a caso il discorso di Luca Beatrice prende le mosse dalla contestata opera di Gustave Courbet, L'Origine du Monde.
L'artista, spinto da questa ossessione, si muove applicando gli strumenti di rappresentazione che la sua epoca gli mette a disposizione e nello stesso tempo è fortemente influenzato dai temi dominanti del suo tempo, così come è permeabile ai molteplici stimoli che gli arrivano attraversano i media e gli strumenti espressivi tipici dell'intrattenimento. Ed è così che il percorso di Luca Beatrice arriva a prendere in cosniderazione persino la recente evoluzione della rappresentazione pronografica attraverso strumenti virtualiquali youporn, attraverso cui - in teoria - chiunque potrebbe varare il proprio capolavoro che metta al centro della sua rappresentazione la sessualità e farlo diventare "viral".
L'Arte si fa "installazione", tableaux vivant, spettacolo e lo stesso Artista si chiama direttamente in causa: non è più un interprete distaccato, ma si mette direttamente in gioco, divenendo lui stesso protagonista delle sue opere, come Andrea Fraser, ad esempio, oppure mettendo in gioco la sua vita e offrendo dei modelli di comportamento in cui ogni segreto sulla vita intima e sulle abitudini sessuali è bandito.
Arte e comportamenti sociali si contaminano a vicenda e si amplificano e chiunque potrebbe, in teoria, generare un'opera d'arte (a condizione che ci sia qualcuno che la validi in quanto tale e che attivi attorno ad essa il circuito cirtuoso del consenso).
L'artista americano Jeff Koons volle fare della pornostar Cicciolina (al secolo Ilona Staller) la sua opera d'arte e la immortalò in molteplici sculture kitsch (in cui llui stesso compariva assieme a lei), esplicite nella rappresentazione della sessualità: ma - tuttavia - fece un errore di valutazione, poichè - credendo di essere creativo - in realtà egli si trovò a copiare ciò che era già stato varato come opera d'arte. Cicciolina prima di diventare soggetto delle rappresentazioni visulai, pittoriche, fotografiche e scultoree di Koons, era stata infatti l'opera d'arte vivente di Riccardo Schicchi, il suo vero ed unico Pigmalione.
Questo è uno dei casi più emblematici tra quelli citati da Luca Beatrice nel suo interessantissimo percorso suggellato,da alcune opere assunte come pietre miliari e punti di svolta, di cui viene fornita prima del testo vero e proprio una carrellata di immagini.
Ed è emblematico anche che, nella scelta di immagini, il percorso inizi con il famoso quadro di Courbet per terminare con la stessa opera rivisitata da Galliano.
(Dal risguardo di copertina) Dalle raffigurazioni più allusive a quelle più esplicite, fin dall'antichità l'arte ha sempre mantenuto forti legami con la rappresentazione del sesso. Nell'iconografia classica esiste una lunga lista di opere scandalose, tenute nascoste o custodite gelosamente per pochi, capolavori considerati oltraggio al pudore e banditi per il loro contenuto, ma è solo attraverso l'interazione con i mass media e con i moderni strumenti di diffusione che nasce il concetto di oscenità. In questo nuovo saggio Luca Beatrice, critico d'arte ironico e aperto alle molteplici sollecitazioni visive dell'arte contemporanea, esplora un tema “hot” che da Courbet a Picasso, da Man Ray a Mapplethorpe arriva alle performance di Vanessa Beecroft e Jeff Koons, agli spettacoli di Madonna fino a YouPorn, ultima frontiera dell'intrattenimento erotico.
Una donna sdraiata, a gambe generosamente aperte, il sesso femminile in primo piano, assieme alla gambe e al ventre. Nascosta sotto il lenzuolo, s’intravede una porzione del seno destro, mentre il volto è al di là della cornice, precluso alla vista. È L’origine du monde, la tela che Gustave Courbet, padre del realismo francese, dipinse nel 1866 e che, dopo aver vissuto in clandestinità per oltre un secolo, oggi è in bella vista al Museo d’Orsay di Parigi. Parte da questa immagine Luca Beatrice, critico e docente all’Accademia Albertina di Torino, per raccontare il rapporto fra il sesso e la sua rappresentazione artistica. Nel volume «Sex. Erotismi nell’arte da Courbet a YouPorn», edito da Rizzoli, l’autore riflette sul moderno concetto di oscenità, prendendo le mosse dalla prima opera pornografica della storia («Se, per assurdo, L’origine non fosse conservata in un museo, ma venisse usata come home page di un sito porno, funzionerebbe lo stesso»), per arrivare all’erotismo on demand offerto da Internet.
Che dopo Courbet niente sarebbe stato più come prima, lo testimonia l’elevato numero di dipinti che, direttamente o indirettamente, si sono ispirati alla donna nuda del pittore francese,a cui, tra l’altro, «Paris Match» ha dato di recente un volto.
Da Rodin, che con la statua «Iris messaggera degli dei» (1890) riprende quasi alla lettera, ma in tre dimensioni, il tema dell’Origine, fino a Daniele Galliano che nel 1998 esegue La fin du monde, passando per Pablo Picasso, ossessionato dalle donne, Gustav Klimt, Man Ray, Marcel Duchamp e Salvador Dalì: non si contano gli artisti che, senza moralismi, hanno fatto ricorso a temi erotici.
Dall’arte al cinema, Beatrice individua poi la seconda grande cesura nel rapporto tra arte e sesso in un film: Deep Throat (in Italia «La vera gola profonda», 1972) di Gerard Damiano che per la prima volta affronta l’orgasmo dal punto di vista di lei e sposta la sede del piacere dalla vagina alla bocca. Mentre, alla fine degli anni Ottanta, con l’incontro tra l’artista americano Jeff Koons e la pornostarIlona Staller - Cicciolina, l’atto sessuale esibito entra negli spazi espositivi istituzionali e genera scalpore. Non mancano, nel libro, riferimenti alla fotografia: il nudo glamour di Helmut Newton, «l’omosessualità aspra ed esplicita» di Mapplethorpe, le trasgressioni visive del giapponese Araki.
(da Wikipedia) Curatore d'arte contemporanea tra i più noti del panorama italiano, Luca Beatrice comincia la sua carriera verso la fine degli anni Ottanta con mostre storiche sul Futurismo torinese (Franco Costa, Enrico Allimandi, Alberto Sartoris).
È stato allievo di Enrico Crispolti alla scuola di specializzazione in storia dell'arte dell'Università di Siena.
Ha cominciato a scrivere di arte sulla rivista Tema Celeste e in seguito su Flash Art.
Dagli anni Novanta è stato curatore di numerose mostre legate alla nuova figurazione italiana.
Viene nominato Curatore della Biennale di Praga (2003-2005) e commissario alla sezione Anteprima della XIV Quadriennale di Roma (2004)
Nel 2005 presenta Natale Addamiano nella mostra organizzata al Museo Archeologico di Paestum in suo onore.
Nel 2009 viene scelto come Curatore del Padiglione Italia alla 53ª Biennale d'arte di Venezia. Punto di partenza dell'esposizione, intitolata COLLAUDI, è l'omaggio a Filippo Tommaso Marinetti e al Futurismo, prima e unica avanguardia italiana del '900[1]
È stato docente di storia dell’arte contemporanea presso l'Accademia di belle arti di Palermo e, per oltre dieci anni all'Accademia di belle arti di Brera, Milano. Dall’autunno 2009 insegna all’Accademia Albertina di Torino.
Da luglio 2010 è Presidente del Circolo dei lettori di Torino: spazio pubblico dedicato ai lettori e alla lettura.
In occasione della 25ª edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino (maggio 2012) ha curato la mostra La Città Visibile. Torino 1988-2012 sui 25 oggetti che hanno rappresentato il cambiamento del capoluogo piemontese negli ultimi anni 25 anni.
È curatore delle edizioni del Premio Cairo dal 2010 al 2013 e del Premio Michetti 2012, a Francavilla al Mare (CH)
Oltre ai testi critici su artisti italiani ormai storicizzati, come Mario Schifano e Mimmo Rotella, e su altri appartenenti alle nuove generazioni, è autore di diversi libri il cui tema è la storia dell'arte, con particolare attenzione al suo rapporto con la musica e il cinema.
Proprio sul rapporto tra arti visive e musica ha curato la prima grande rassegna in Italia dedicata all'argomento: Sound&Vision, a Perugia nel 2006.
Collabora con Juventus Channel in qualità di opinionista e tifoso.
Collabora con Il Giornale, scrive inoltre sul settimanale Torino Sette de La Stampa e sulle riviste Arte, Rumore, Raiders e Max.
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