In un armadio di casa c’è un cassetto magico e questo cassetto è pieno di scialli di lana colorati, di tutti i colori e di tutte le consistenze, a punto largo e a punto stretto, spessi e sottili, frangiati e non.
La mamma amava indossarli d’inverno, per tenersi al caldo, quando se ne stava seduta nella poltrona del soggiorno, accanto a Tatà.
Ce n’erano alcuni cui era più affezionata di tutti gli altri e questi li adoperava più di frequente.
Da quando la mamma è morta, quando comincia a fare freschetto - e poi d’inverno, talvolta anche quando vado a letto -, io adoro indossarli.
Avvilupparmi in essi mi dà conforto, non solo per il piacevole tepore che assicurano, ma soprattutto perché mi riscaldano l’anima.
Lo so: se qualcuno mi vedesse, potrebbe pensare che sono buffo o patetico, a seconda.
Quando li indosso, mi sento meno solo, perché sento la mamma vicina, anche se non c’è più.
Stupidamente nostalgico?
Infantile?
Desideroso di tornare a possedere (o di costruirmi) una copertina di Linus?
Tutte le risposte potrebbero essere giuste e nessuna lo è veramente, poiché darebbe semplificazione a qualcosa che è molto complesso e stratificato e, in ogni caso, ha anche che fare con la “magia”, nel senso più lato della parola, quella stessa magia che - da piccoli - ci fa credere a Babbo Natale.
Per lo stesso motivo, ho cominciato ad usare, ora che il meteo lo consente, un giubbino di pile che apparteneva a Tatà e, appena farà più freddino, qualcuno dei suoi felponi e "piloni" che io stesso nel corso degli anni gli avevo regalato e che lui usava sovente.
Tra scialli e "felponi/piloni" magici, mi sentirò sicuramente meno solo, ora che del mio nucleo familiare originario rimango solo io.
scrivi un commento …