(Maurizio Crispi) Per adesso stiamo guardando a più non posso il film d'animazione Pinocchio di Enzo D'Alò (2012), così come nell'ultimo periodo in cui siamo stati a Londra, con Gabriel, guardavamo spesso il Pinocchio-film diretto ed interpretato da Benigni.
Abbiamo comprato il DVD del film di D'Alò in occasione della nostra visita a Collodi e al Parco tematico dedicato a Pinocchio.
Secondo me, è uno dei più bei film su Pinocchio che siano mai stati realizzati ed è grandissimo anche come film d'animazione.
Recupera in pieno le atmosfere un po' gotiche di taluni passaggi del Pinocchio originario, senza scivolare nei buonismi disneyani (vedi ad esempio la sequenza dell'agguato notturno, oppure quelle del Paese dei Balocchi (che dietro l'apparente festosità sono di una crudeltà infinita) o ancora quella dell'incontro con il Grande Squalo.
Gli aspetti grotteschi, ma anche di critica della Società del tempo (in cui visse Collodi), ci sono tutti senza sconti.
Ma nello stesso tempo, D'Alò riesce a rendere la figura di Pinocchio, di Geppetto e di tutta un'altra miriade di personaggi, da quelli reali a quelli più fiabeschi (come il Pescatore) in maniera perfetta, guardando al testo originale senza lasciarsi influenzare dall'interpretazione di Disney.
Apprezzabile tuttavia che D'Alò abbandoni alcuni degli intenti pedagogici dell'opera letteraria, tagliando corto sul lungo percorso di riabilitazione che il Pinocchio-burattino deve compiere prima di poter diventare definitivamente un Bambino vero, in carne ed ossa. E in questo modo viene rappresentato il passaggio dalla condizione di "armaluzzu" a quella di individuo che, a pieno titolo, con diritti e doveri, entra a far parte del contesto sociale, passaggio che, in tante società arcaiche e primitive, viene sancito con specifici riti
Senza perdere di vista la "toscanità" della storia: chi ha viaggiato er la Toscana, chi è stato a Collodi, chi ha visto i colli del senesi, non potrà che sentirsi a proprio agio nelle scene a campo lungo che rievocano la Toscana con tutta una loro potente poesia.
Quella di Pinocchio è una grande . anzi grandissima - storia che l'occhiuta critica letteraria italiana (di stampo gentiliano) ha relegato al ruolo di "opera per l'infanzia", ma come diceva mio zio Luigi - suo appassionato lettore - può essere visitata su diversi livelli e, ad ogni lettura - ha tanto da insegnare.
E c'è davvero tutto sullo sviluppo di un bambino e sulla costruzione del complicato rapporto tra padre e figlio. Il passaggio dall'onnipotenza infantile che tutto può, alla capacità di preoccuparsi e di prendersi cura, quando è necessario un rovesciamento dei ruoli e il padre forte e salvifica si trasforma in un padre debole, vecchio e stanco che deve a sua volta essere tratto in salvo. Il padre che, una volta, in passato, ha dato la vita, riceve la vita e viene tratto fuori dal ventre del mostro, avendo la possibilità di vivere ancora.
Oggi, nel XXI secolo, immersi come siamo nei cascami di un narcisismo (quasi) patologico diffusa che nega la genitorialità e in cui tutti coltivano dentro di sé un oggetto-Sé onnipotente a-genitoriale, Pinocchio ci riporta indietro ad apprezzare questi aspetti che sembrano dimenticati o sottaciuti, e alla verità che se riconosciamo di essere figli, potremo a nostra volta diventare padri, perchè ritroveremo in noi il Padre che ci ha dato la vita.
Questo aspetto "genealogico" della storia di Pinocchio è sottolineato da D'Alò nelle scene iniziali che accompagnano i titoli di testa e nella rappresentazione dell'Aquilone che rappresenta la chiave magica, l'elemento della trasmissione inter-generazionale dei valori.
E poi, come altri critici hanno sottolineato, Pinocchio è il prototipo del runner: Pinocchio, appena uscita dagli strumenti di Geppetto, è un runner scatenato, corre, corre, corre, a perdifiato, scappa e corre, corre e scappa, e tutti corrono appresso a lui: è la vitalità, è l'energia che scorre dentro di lui come un fiume in piena e che, attraverso il processo educativo, attraverso il riconoscimento delle relazioni affettive dovrà essere irregimentata, attraverso l'incontro traumatico - ma poco formativo - con le figure dell'Autorità (I gendarmi, qui rappresentati in modo gustosissimo, il Giudice del Tribunale; il preside della Scuola), attraverso l'impatto/confronto/scontro con i personaggi della Trasgressione e delle Arti del Trucco e dell'Inganno (Il Gatto e la Volpe, l'Oste della Trattoria del Gambero Rosso) e relative fughe da essi, con la Magia e con la fantasia, con una figura materna idealizzata (la Bimba turchina, la colomba).
Sono straordinario - inutile dirlo qui - le musiche originali create appositamente da Lucio Dalla.
Vividi e smaglianti i colori delle sequenza, basati sulle scelte di Lorenzo Mattotti, il disegnatore dalla cui storia a fumetti si è ispirato D'Alò nella creazione del film d'animazione (e che ha contribuito attivamente nell'elaborazione delle scenografie e dei personaggi del film).
Pinocchio è un film d'animazione del 2012 diretto da Enzo D'Alò, basato sul romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino di Carlo Collodi.
Le musiche del film sono di Lucio Dalla. Il brano Canzone di Turchina è cantato da Leda Battisti, Mangia e bevi da Nada e Busker da Marco Alemanno.
Fra le musiche, spicca anche una variazione sul tema della celebre Birichinata di Fiorenzo Carpi, colonna sonora del noto sceneggiato di Comencini.
Il film è stato presentato al Festival di Venezia 2012 nella sezione Giornate degli Autori. Nelle sale cinematografiche italiane è uscito il 21 febbraio 2013.
ll film è stato doppiato nello studio La BiBi.it, diretto da Guido Micheli.
Diverse voci appartengono a volti noti dello spettacolo come Paolo Ruffini nel ruolo di Lucignolo, e Rocco Papaleo in quello di Mangiafuoco. Pinocchio è doppiato da Gabriele Caprio, mentre Geppetto da Mino Caprio che curiosamente aveva già prestato la sua voce all'omonimo personaggio nel 2007 nel film Bentornato Pinocchio della Mondo TV.
Del cast di doppiatori di questo film, figurano anche Federico Bebi (che lì doppiava Pinocchio e qui Arturo) ed Emanuela Rossi (che lì doppiava la Fata Turchina e qui la Colomba).
Per una più approfondita disamina (soprattutto delle differenze rispetto all'opera originale, descritte dettagliatamente).