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22 agosto 2015 6 22 /08 /agosto /2015 04:35
Un pomeriggio all'Orto Botanico di Palermo

(Maurizio Crispi) Il 19 agosto 2015, è per noi stata l'occasione di fare una bella passeggiata nel celebrato "Orto Botanico" di Palermo, ubicato nell'antico Piano Sant'Erasmo, con i suoi dieci ettari di estensione e proprio accanto alla monumentale "Villa Giulia".

E' indubbiamente l'Orto Botanico un grande retaggio dell'epoca dei Lumi e un segno tangibile della vision dei regnanti borbonici - e ferdinanedea in particolare - che, pur essendo alla guida di una "piccola" monarchia, non volevano essere da meno dei propri cugini di più grande levatura europea in termini di aperture culturali e di iniziative di grande prestigio. E il nascente Orto Botanico di Palermo ebbe - proprio all'epoca del suo impianto e nei primi decenni dell'Ottocento dei visitatori illustri che trassero da quelle passeggiate elementi di incanto e di ammirazione, come il grande Goethe che dedicò molti giorni del suo Grand Tour alla visita della Sicilia.

Per Maureen è stata la prima visita in assoluto, per me no.

Impossibile visitare tutti i suoi anfratti, ma il tempo è stato sufficiente a cogliere la sua atmosfera, i suoi odori, i suoi cromatismi, passando da un'area all'altra e ammirando alcune specie botaniche di gran pregio.
Guasta indubbiamente una certa trascuratezza decadente che, in altri luoghi similari nel mondo, non sarebbe consentita: si ravvisano pochi mezzi - comprese le risorse umane - per la necessaria manutenzione, ma anche l'assoluta mancanza di iniziative atte a rendere la location ancora più accattivante per i turisti e i visitatori di passaggio, come ad esempio un bar o un piccolo caffé in un luogo ombreggiato.
Non guasterebbe nemmeno iniziative per i più piccini: ma Palermo, come può constatare chi è abituato ad altre realtà, non è un luogo "friendly" per i bambini, come ad esempio un'area giochi, dove i bambini giocando possano imparare alcuni elementi essenziali della botanica.

Questa "severità" dipende in parte dal fatto che l'Orto Botanico è tuttora parte dell'Università di palermo e che è nato come "istituzione dotta", non certo per l'intrattenimento del volgo.

Ma si può senz'altro dire che, in generale, in Italia - per quanto concerne iniziative "pubbliche" per i piccini - vige il vuoto totale: mentre i privati con le loro attività "a pagamento" si rimpinguano le tasche.

Per quanto l'Orto Botanico sia sede di occasionali iniziative culturali (come ad esempio delle piccole mostre estempraneo nall'interno del piccolo spazio museale da cui si accede dopo il transito dalla biglietteria), è tuttora ampiamente sottoutilizzato rispetto alle sue potenzialità e i suoi spazi architettonici, in primo luogo il Gymnasium, anzichè rimanere come sterile mausoleo, potrebbe essere sede di scenogragfiche esposizioni.
Indubbiamente, sotto questo profilo, manca un piano organico di sviluppo con una pianificazione annuale delle iniziative e, parallelamente, dei progetti di raccolta fondi. Per esempio, non si capisce perchè qui in Italia, le istituzioni museali non possano prevedere la figura di "soci" o "membri" che pagando una quota annuale possano acquisire il diritto all'accesso per tutto l'anno senza pagare il biglietto, più altri bonus, come la possibilità di partecipare ad iniziative culturali correlate. Questo approccio, praticato altrove con successo, consente di avere un surplus di fondi che poi possono essere investiti per potenziare l'attività dell'Istituzione in oggetto. 

Ma, sotto questo profilo, viviamo in una presitoria che non riusciamo ad abbandonare.

O, anche, potrebbero essere benvenute iniziative "didattiche" per i bambini, come si usa fare in altri paesi culturalmente più evolutivi, come ad esempio - per dirne una - dei percorsi tematici attraverso il parco, per giocare ed apprendere nello stesso tempo, oppure delle forme di "caccia al tesoro", sempre con ispirazione tematica.

Mi sono ricordato che, meno di un anno dopo la morte della mamma, con Tatà, vi abbiamo passato una splendida mezza giornata, in una fredda domenica d'inverno.

E' quella visita fu bella, come è stato bello ed emozionante ricordarlo (compresa la rocambolesca ricerca di un bagno per disabili per un 'improvvisa necessità di Tatà).

Alcune delle nostre fotoAlcune delle nostre foto
Alcune delle nostre fotoAlcune delle nostre foto
Alcune delle nostre fotoAlcune delle nostre fotoAlcune delle nostre foto

Alcune delle nostre foto

(Presentazione dell'Orto Botanico di Palermo nel sito web) L'Orto Botanico dell'Università di Palermo è una tra le più importanti istituzioni accademiche italiane. Considerato un enorme museo all'aperto, esso vanta un'attività di oltre duecento anni che ha consentito anche lo studio e la diffusione, in Sicilia, in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo, di innumerevoli specie vegetali, molte originarie delle regioni tropicali e subtropicali. La peculiarità di questo Orto è, oggi,rappresentata dalla grande ricchezza di specie ospitate che ne fanno un luogo ricchissimo di espressioni di flore diverse.

L'Herbarium Mediterraneum è ospitato all'interno dell'Orto botanico. Le sue raccolte ammontano a circa 500.000 exsiccata, collezionati a partire dal XVIII secolo e provenienti per lo più dalla Sicilia e dall'intera area mediterranea. Questa collezione - in gran parte composta da briofite, alghe, funghi e specie vascolari - supporta il lavoro di un grande numero di studiosi e rappresenta uno strumento fondamentale per la ricerca nel campo della sistematica, dell'ecologia, della fitogeografia e dell'evoluzione. Questo sito fornisce l'accesso ai dati dell'Erbario e alle immagini dei singoli exsiccata. Il database online è, oggi, ancora in fase di sviluppo sebbene circa 90.000 campioni sono già consultabili online.

Un pomeriggio all'Orto Botanico di PalermoUn pomeriggio all'Orto Botanico di Palermo
Un pomeriggio all'Orto Botanico di Palermo

Un po' di storia. L’origine dell’Orto Botanico di Palermo risale agli ultimi decenni del XVIII secolo, epoca in cui ha inizio, nel regno di Napoli e di Sicilia, una fase storica connotata da numerose riforme e da grandi aperture nel segno della cultura europea di marca illuministica.

Evento determinante fu, nel 1779, la fondazione della Regia Accademia degli Studi di Palermo, corrispondente all’attuale Università: con l’istituzione della cattedra di Storia naturale e Botanica, l’Accademia ottenne dal Senato cittadino di potere usufruire di un modesto appezzamento di terra sul Baluardo di Porta Carini per destinarlo ad Orto botanico che servisse alla ostensione dei ‘semplici’, ovvero alla coltivazione delle piante medicinali utili all’insegnamento.

A partire dal 1781, l’Orto ebbe sede su quel baluardo dove prima si conservava la polveriera pubblica; ben presto però lo spazio a disposizione si rivelò angusto e inadeguato alle esigenze didattiche, incapace di ulteriore sviluppo, tanto che, qualche anno dopo la sua fondazione, si iniziarono le pratiche per un suo trasferimento. La nuova sede venne individuata nel piano di S. Erasmo, su una piccola porzione delle terre della Vigna del Gallo possedute dal duca Ignazio Vanni d’Archirafi, accanto alla pubblica Villa Giulia sorta nel 1777.

Il nuovo Orto venne impiantato nella nuova sede a partire dal 22 febbraio 1789. Nel dicembre del 1795, con la conclusione dei lavori, cominciati appena sei anni prima, esso fu solennemente inaugurato.

L’Orto appena inaugurato e di cui fu primo direttore Giuseppe Tineo (1795-1812), si estendeva su uno spazio di soli 12 mila metri quadrati circa. Inizialmente ebbe ingresso sulla via che conduceva dallo Stradone di Sant’Antonino, l’attuale via Lincoln, al Piano di Sant’Erasmo e che lo separava dalla Villa Giulia; successivamente, completati i lavori del Ginnasio, fu possibile accedere all’Orto dall’attuale ingresso sul fronte del nuovo complesso monumentale.

Il giardino era ripartito in quattro appezzamenti rettangolari (quartini) separati da due viali ortogonali, con le collezioni ordinate da Bernardino da Ucria secondo il sistema di Linneo; corredavano l’impianto del giardino fontane e vasche fra cui, all’estremità meridionale, il magnifico Aquarium, dono dell’allora arcivescovo di Palermo, Filippo Lopez y Royo.

Il complesso monumentale si componeva di un edificio centrale, il Gymnasium, sede della Schola Regia Botanices, che oltre a una sala ottagonale per conferenze comprendeva una galleria di studio, l’Herbarium, e l’alloggio per il direttore.

Lateralmente vi erano un Calidarium e un Tepidarium.
Tutto, ad eccezione dell’Acquarium, era stato realizzato secondo il progetto dell’architetto francese Leòn Dufourny, il quale, costretto a rientrare nel 1793 in Francia per motivi politici, non assistette né alla conclusione dei lavori né all’inaugurazione dell’Orto.

Tra il 1796 e il primo ventennio del XIX secolo, furono operati diversi ampliamenti che conferirono all’Orto l’assetto poi conservato fino al 1896. Parti della Vigna del Gallo furono, infatti, acquisiti lungo l’estremità meridionale e occidentale dell’Orto, per impiantarvi un boschetto esotico e ricavarvi lo spazio dove fu poi sistemato il Giardino d’inverno.

La planimetria dell'Orto Botanico di Palermo

Successivamente fu anche annesso lo stradone che separava l’Orto dalla Villa Giulia e nel 1819, durante la direzione di Vincenzo Tineo, subentrato nella carica di direttore al padre Giuseppe, fu possibile un nuovo ulteriore ampliamento che permise di accrescere la superficie dell’Orto di quasi un ettaro e di ingrandire, così, il boschetto già esistente.

I quarantaquattro anni di direzione di Vincenzo Tineo furono caratterizzati da numerosi tentativi, mai andati a buon fine, di aggiungere altri spazi all’Orto, al fine di renderlo il più possibile adeguato alle necessità della botanica, scienza nuova e in continua evoluzione.

Le difficoltà incontrate nel tentativo di annettere nuovi spazi devono spiegarsi, probabilmente, in relazione agli eventi che si verificarono in Sicilia durante la prima metà del XIX secolo: i moti del ’20 e del ’48 generarono, infatti, una conflittualità tra Napoli e Palermo che portò in frantumi il Regno; la Sicilia, in seguito alla creazione del Regno delle Due Sicilie, venne ridotta a lontana provincia e finì con l’essere amministrata nel malgoverno e nella speculazione; venne meno, soprattutto, l’interesse per tutti quei centri di cultura, ora ritenuti causa di tali nefasti eventi e potenziale focolaio di fermenti rivoluzionari.

Ebbe così fine il periodo in cui sovrani e nobiltà facevano a gara per promuovere le scienze, periodo che aveva visto la nascita dell’Orto e i suoi primi ampliamenti, ed ebbero inizio anni contrassegnati dal più totale oscurantismo. In un tale frangente storico divenne quasi impossibile cogliere l’occasione per ottenere un nuovo ampliamento: i tentativi del Tineo, come accennato, furono ripetutamente scoraggiati dall’ostruzionismo delle locali autorità che opponevano continui e pretestuosi ostacoli. Anche il suo successore, Agostino Todaro , cercò in tutti i modi di dotare l’Orto di spazi adeguati anche attraverso un’eventuale permuta.

L’intento era quello di scambiare un fondo non direttamente confinante con l’Orto che l’Università aveva acquistato nel 1820 con un terreno limitrofo, appartenente ai duchi Archirafi. La permuta e il conseguente ampliamento trovò soluzione solo nel 1906 con l’allora direttore, Antonino Borzì, dopo quasi cinquant’anni di lotte e lungaggini burocratiche.

Con l’ulteriore acquisizione di un terreno fino ad allora appartenuto al vivaio comunale e ceduto, dallo stesso Comune, quale indennizzo per la parte sottratta all’Orto sul lato di Via Archirafi per la realizzazione degli attuali istituti scientifici della Facoltà di Scienze, si pervenne a quello che è l’assetto attuale.

Ad Antonino Borzì, oltre al merito di avere portato a termine il tanto desiderato ampliamento del 1906, si deve anche la creazione, nel 1913, del Giardino coloniale.

Parallelamente alle lotte compiute per l’ampliamento dell’Orto seguirono, a partire dagli ultimi decenni del XIX secolo, quelle finalizzate alla difesa del suo spazio. Prima il piano regolatore del 1886, successivo ad un’epidemia di colera, poi quello di ricostruzione del 1946 prevedevano lo smembramento dell’Orto e la costruzione di un asse stradale proprio al suo interno. Alla tenace opposizione del Todaro prima e di Francesco Bruno, direttore dell’Orto tra il 1939 e il 1968, poi si deve la salvaguardia della sua integrità.

Sarà Bruno ad ottenere, nel 1954, dopo una personale battaglia che coinvolse anche il mondo accademico e culturale palermitano, il voto unanime del Consiglio comunale di Palermo, con cui si deliberava la definitiva e integrale conservazione dell’Orto Botanico.

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DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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