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4 giugno 2015 4 04 /06 /giugno /2015 06:32
Il Quarto Sacrificio. Un poliziesco che ci conduce nel mondo dei guerrieri di terracotta e della Rivoluzione culturale cinese

(Maurizio Crispi) Pareri diversi e contrastanti ha suscitato "Il Quarto Sacrificio" ((titolo originale: The Fourth Sacrifice) di Peter May (Piemme Editore 2002) da parte dei lettori, da quelli che lo accusano di avere un finale scontatissimo (e di lasciar capire sin da subito la chiave del mistero) a quelli che lo esaltano - e come poliziesco e come romanzo "didattico" che, in altri termini, intrattenendo il lettore, gli trasmette informazioni competenti sulla storia della Cina contemporanea, dalla Rivoluzione culturale (con i suoi capitoli neri, messe in scena dalle Guardie Rosse, un esempio di giovani generazioni iconoclaste nei confronti della tradizione) alla nuova Cina (con le sue aperture allamodernizzazione occidentalecon un mix unico di persistenza delle tradizioni), con escursioni sulla cultura cinese e su uno dei suoi più enigmatici tesori che è quello dell'armata sepolta dei guerrieri di terracotta di Xi'an.

A me, questo romanzo, che fa parte della serie "cinese" dei polizieschi di Peter May, è piaciuto: sono un lettore assiduo dei romanzi di Peter May (alcuni, non tradotti in Italiano, li ho persino letti in lingua originale) e di essi mi piace sia la trama, sia il fatto che ognuno mi consente di imparare qualcosa di nuovo e di "viaggiare".

Cos'è infatti la Letteratura se non un'occasione preziosa di fare viaggiare il lettore nel tempo e nello spazio, facendolo andare in luoghi dove forse non avrà mai occasione nella sua vita? Dopo "Il Maestro di cadaveri", eco che mi sono ritrovato tra le mani questo "Quarto sacrificio", messo in vendita in una cesta di libri in vendita a prezzo ribassato (attualmente non è disponibile su IBS), della serie dei romanzi "cinesi" di Peter May che, com'è noto ha risieduto a lungo in Cina, avendo avuto l'occasione di conoscerne profondamente cultura e costumi.

Una nuova avventura per l'investigatore cinese Li e per la patologa statunitense Margaret Campbell, che - facendo seguito a "Sette notti di sangue" - trasporta il lettore nel mondo magico della Cina imperiale e dei guerrieri di terracotta di Xi'an: e per scoprire le motivazioni del killer seriale occorrerà scavare in un passato lontano, in cui azioni di sopraffazione hanno gettato i semi di una vendettache dovrà essere consumata successivamente.

(dalla quarta di copertina) La città di Pechino è sconvolta da una serie di atroci omicidi. Ogni vittima porta al collo un cartello numerato in ordine decrescente. Le vittime hanno in comune solo l'età, cinquant'anni, e la frequentazione, in gioventù, della stessa scuola superiore. L'ultima vittima è stato Yuan Tao, un diplomatico con passaporto americano. Il detective Li Yan con la patologa Margaret Campbell indagano su questi omicidi, e pezzo dopo pezzo i due riescono a svelare i contorni di un atroce mosaico, un dramma sbocciato nel clima di follia e barbarie della Rivoluzione Culturale.

Nota sull'autore. Peter May è nato a Glasgow nel 1951 e vive in Francia. Giornalista e autore di innumerevoli serie televisive, ha scritto una quindicina di romanzi. L'isola dei cacciatori di uccelli (Einaudi Stile Libero 2012) è il primo volume di una trilogia ambientata sull'isola di Lewis, e ha ottenuto uno straordinario successo di critica e pubblico in Gran Bretagna e in Francia, dove è stato insignito del prestigioso Prix Les Ancres Noir. Nel 2013 Einaudi Stile Libero ha pubblicato il secondo volume della trilogia, L'uomo di Lewis.

(Recensione di Carlo Oliva per Radio Popolare) Non bisogna mai credere, naturalmente, agli "strilli" di copertina, ma quello dell'edizione italiana dell'ultimo romanzo di Peter May, che afferma, citando, chissà perrché, l'Irish Indipendent, che si tratta dell'opera di un autore "agghiacciante come Patricia Cornwell e Kathy Reichs" è particolarmente fuorviante. L'ottimo May, giornalista, sceneggiatore e romanziere scozzese, se pure ha ceduto alla tentazione di scegliersi una protagonista dedita alla pratica dell'anatomopatologia, non ha proprio nulla a che vedere con quelle due sanguinarie signore. La sua Margaret Campbell non lavora, grazie al cielo, in qualche scannatoio legale del sud degli Stati Uniti, ma è in trasferta presso l'Università di Pechino e nei casi criminali che le capita di affrontare, in difficile collaborazione con l'agente Li Yan, vicecaposezione del Dipartimento d'Indagini Criminali della polizia della capitale cinese, le autopsie hanno un ruolo affatto secondario. Questo Quarto sacrificio, come suppongo abbiate capito, è il proseguimento diretto del precedente Sette giorni di sangue: i due personaggi, nonostante tutte le complicazioni sentimentali che li dividono (o li uniscono, vedete un po' voi) devono individuare insieme un serial killer le cui motivazioni, a quel che sembra, si perdono in quelli che ormai tutti, oggi, considerano gli anni bui della Rivoluzione Culturale. Può darsi che voi, come me, non condividiate il giudizio al cento per cento, ma dibattiti ideologici a parte, il romanzo merita di essere letto. Certo, individuare il colpevole non è, per il lettore, particolarmente difficile, perché il cast dei personaggi è piuttosto ridotto e altri candidati disponibili, in definitiva, non ce ne sono, ma il particolare è abbastanza irrilevante. Il rapporto tra Margaret e Li Yan è descritto con tutti i tratti dell'autenticità, l'ambientazione pechinese è, come e più che nel romanzo precedente, impeccabile, la scrittura è brillante e la trama regge benissimo fino alla sua, un po' troppo inevitabile, conclusione. E, chissà, forse un giorno sarà possibile affrontare sul piano narrativo la storia cinese recente senza piegarsi agli stereotipi ideologici imposti dai vincitori.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

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