(Maurizio Crispi) Maggio è il mese mariano per eccellenza e l'8 maggio cade la festa religiosa dedicata appunto alla Madonna.
Per connessione, la domenica immediatamente successiva, si celebra in Italia e in altri paesi del mondo la Festa della Mamma, considerando che - anche secondo un'ottica laica - la Madonna rappresenta il prototipo di tutte le mamme.
Nel mese di maggio, ogni giorno si recita la "Supplica" alla Madonna e l'Ave Maria, una delle più diffuse e universali preghiere mariane nel mondo cattolico, è la preghiera per eccellenza rivolta alla Madonna, ma non solo durante il mese mariano.
L'altro giorno, camminando per una via di Palermo, traversa di Via Notarbartolo in direzione di via Giusti, ma anche nel suo tratto precedente l'incrocio con la detta via Notarbartolo, ho visto l'asfalto e i marciapiedi letteralmente invasi da pizzini bianchi, gialli, verdi, delle dimensioni di un francobollo o giù di lì che con i loro colori aggiungevano un tocco di allegria alla monezza che solitamente ingombra le canalette sotto i marciapiedi.
Sembravano coriandoli, ma erano rettangolari.
E, su di un lato, recavano delle scritte.
Incuriosito, mi sono chinato a guardare e ne ho anche raccolto qualcuno.
E sono rimasto molto sorpreso: le scritte erano le parole di un'Ave Maria "in pizzini" che, ovviamente, grazie alla moltitudine dei piccoli rettangoli di carta, si moltiplicava e riecheggiava all'infinito, in una serie di strutture ricombinanti, dal momento che ogni singolo pizzino conteneva solo una frase della preghiera.
Idea per altro geniale, perchè è pienamente in linea con le tendenze mediatiche attuali dello spezzettamento e della frammentazione delle immagini e delle informazioni in piccoli bit che possono essere successivamente "ricombinati" nella forma originale oppure in nuove - inedite - strutture, in ogni caso per una fruizione fulminea, usa e getta.
Ma anche espressione di una lunga tradizione palermitana, dove personaggi altolocati comunicano per mezzo di "pizzini".
Una forma di comunicazione pop e trash al tempo stesso.
Mi sono chiesto come fossero stati diffusi.
Erano stati fatti piovere dal cielo?
Oppure erano stati lanciati da un'auto in corsa?
O, ancora, volendo credere all'ipotesi miracolostica, erano semplicemente piovuti dal cielo, come un tempo i flyer di propaganda venivano lanciati dall'alto dei cieli sulle città nemiche in guerra (pensiamo, ad esempio, all'impresa di Gabriele D'Annunzio dai Cieli austriaci).
Ma lasciamo insoluto il quesito se questa santa pioggia sia dipesa da un evento miracoloso o dalla genialità di un parroco, deciso ad utilizzare i metodi dei nuovi media per istigare i fedeli sempre più distratti alla preghiera mariana.
Adesso, quelle vie di Palermo sono "santificate", ma più sporche di quanto non fossero prima della pioggia di pezzi di preghiera.
Chi provvederà adesso a rimuovere la moltitudine dei pizzini di preghiera?
Non si sa.
A meno che non provveda la Madonna in persona, con uno dei suoi miracoli.
E potremo dire allora: Miracolo a Palermo!
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