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13 maggio 2015 3 13 /05 /maggio /2015 22:34
Il Grano, l'Olivo e l'Ogliastro. Quattro secoli di storia dell'Ogliastro (Bolognetta) nello studio di Santo Lombino, tra realtà locale e globale

L’Istituto per la Storia del Risorgimento - Comitato di Palermo e l’Associazione culturale “Nuova Busambra” hanno organizzano il Convegno di studi, “Tra storia locale e storia risorgimentale. A proposito del libro di Santo Lombino Il grano, l’ulivo e l’ogliastro”, ISSPE editore.

La manifestazione si svolgerà venerdì 22 maggio 2015 alle ore 17.30 a Palermo, presso il Palazzo Cefalà, in via Alloro, 99. Il programma prevede i Saluti di Claudio Paterna del Comitato di Palermo - Istituto per la storia del Risorgimento e di Antonio Macaluso per l’Associazione culturale “Nuova Busambra”. Interverranno: Michelangelo Ingrassia e Marcello Saija dell’Università di Palermo, Tommaso Romano, poeta e scrittore.

Sarà presente l’autore Santo Lombino.

Santo Lombino, Il Grano, l'Ulivo e l'Ogliastro (2015)Il grano, l’ulivo, l’ogliastro. Santa Maria dell’Ogliastro-Bolognetta, 1570-1960” di Santo Lombino è il secondo volume della collana “Biblioteca della Rassegna siciliana di storia e cultura”, I.S.S.P.E editore, Palermo 2015.
La storiografia degli ultimi decenni ha fornito esaurienti risposte agli interrogativi che ci pone l’osservazione della realtà urbanistica e demografica della Sicilia dei nostri tempi. Gran parte degli aspetti che la connotano hanno le loro radici nei fenomeni epocali della rifeudalizzazione e nella colonizzazione interna dell’isola, sviluppatisi tra il secolo XV e il XIX.
In tale torno di tempo furono infatti fondate centinaia di “città nuove” per programmatica volontà dell’aristocrazia siciliana, tutt’altro che immobilista, decisa ad affrontare, a partire dai propri interessi politici ed economici, le sfide poste dall’economia locale ed europea alle soglie dell’età moderna.
All’interno di questa radicale modifica del volto dell’entroterra isolano si situa la fondazione, nell’hinterland palermitano, del comune feudale di Santa Maria dell’Ogliastro (poi simpliciter Ogliastro), dal 1883 ribattezzato Bolognetta, che oggi conta più di quattromila anime. Il suo territorio, che apparteneva nel Cinquecento alla baronia di Cefalà appannaggio della potentissima famiglia Bologna, fu scelto dal mercante Marco Mancino per l’edificazione, a partire dall’anno 1600, di un nuovo centro abitato.
Attratti dalle facilitazioni economiche e fiscali e dalle concessioni di varia natura bandite dagli uomini del fondatore, molti lavoratori si stabilirono nel nuovo comune, sorto attorno ad un fondaco, crocevia di importanti vie di comunicazione. Proprio queste consentirono col tempo ai suoi “habitaturi e terrazzani” di dedicarsi, oltre che alla coltivazione estensiva di cereali e intensiva di vigneti oliveti e sommaccheti, all’accoglienza di passeggeri, pellegrini e gruppi di soldati in transito per le strade che univano Palermo a Corleone, Catania, Agrigento.
Fra le risorse del territorio, le vallate del fiume Milicia e dell’Eleuterio-Risalaimi e le cave di pietrisco e di marmo “rosso antico di Ogliastro” che servì ad ornare scale pareti e balaustre di chiese e palazzi della capitale dell’isola. A beneficiare della laboriosità degli abitanti, i marchesi Mancino, potenti gestori del Monte di Pietà di Palermo, impegnati nella seconda metà del Settecento in opere pubbliche, restauri e concessioni enfiteutiche che consentirono in mezzo secolo il triplicarsi della popolazione del paese.
L’Ottocento fu il secolo dei Sedara e dei mastro-don Gesualdo, che acquisirono le terre perdute dalla famiglia nobile e parteciparono alle lotte per entrare nelle “liste degli elegibili” nella prima metà, per accedere al controllo delle cariche pubbliche locali nella seconda metà del secolo.
Le rivolte per l’unificazione nazionale, quella del “sette e mezzo” (1866) e numerosi delitti segnarono una “democratizzazione della violenza” che tra i suoi mille rivoli condusse anche alla nascita del fenomeno mafioso, contrastato dalle retate del prefetto Mori. L’alba del XX secolo vedrà l’esplosione di un forte esodo migratorio transoceanico destinato prevalentemente al sud e al nord America, dove si è formata un’ampia colonia bolognettese, ancor oggi molto vivace.
Il volume ripercorre, anche con un articolato apparato di grafici, tabelle, immagini fotografiche, quattro secoli di vicende, personaggi e fenomeni con costanti rimandi tra la realtà locale e quella globale.
L’autore fa ricco e puntuale ricorso agli studi esistenti, alle fonti archivistiche per la maggior parte inedite, reperite nei fondi dell’Archivio di Stato e dell’Archivio diocesano di Palermo, dell’Archivio storico comunale e di quello parrocchiale di Bolognetta, oltre che, per l’età contemporanea, alle fonti scritte e orali dei testimoni, le cui memorie hanno anche fornito elementi del patrimonio etno-antropologico locale.
Frequente la comparazione documentata non solo con opere complessive sulla società siciliana (per esempio, le ricerche di Brancato, Di Stefano, Di Blasi, Renda, Falzone, Franchetti, Longhitano, Ligresti, Hamel, Titone, Crisantino...), ma soprattutto con i “case studies” focalizzati su altri centri abitati siciliani (come Giarrizzo su Biancavilla, Benigno su Paceco, Cancila su Castelbuono, Garufi e Santino su Roccapalumba, Gattuso su Mezzojuso, Graziano su Ciminna, De Gregorio su Cammarata, Di Francesco su Sutera, Guccione su Alia, Marrone su Bivona, Calderone e Fiume su Marineo, Oddo su Villafrati, Romano su Misilmeri, ecc.), nonché opere della nostra tradizione letteraria.
Ad esempio, vengono segnalate molte analogie con fatti e misfatti di Racalmuto, raccontati da Leonardo Sciascia nelle sue “Parrocchie di Regalpetra”. Vengono inoltre esaminate con cura le diverse ipotesi storiografiche sulle tappe più rilevanti della storia del paese, come la scelta del sito della fondazione, la decisione del cambiamento di nome, la forte presenza delle donne nella vita economica, le cause dello sviluppo demografico nel ‘700 e del fenomeno migratorio del primo ‘900. Le caratteristiche sopra illustrate, accompagnate dalla piacevole verve narrativa messa in campo dall’autore, fanno de “Il grano, l’ulivo e l’ogliastro” un’opera approfondita e completa e, se per la storia si potesse dire, un lavoro “definitivo” sulla vicenda del comune siciliano

 

Santo LombinoSanto Lombino (Bolognetta, Palermo, 1951),  insegna storia e filosofia nei Licei statali a Palermo

 

Si occupa di letteratura e storia dell’emigrazione, memorie autobiografiche, storia e didattica della storia ed ha insegnato presso la Facoltà di “Lettere e Filosofia” dell’Università degli studi di Palermo.

Ha “scoperto” e valorizzato Tommaso Bordonaro, autore del volume “La spartenza” (Einaudi, 1991), prefazione di Natalia Ginzburg e glossario di Gianfranco Folena, primo classificato al “Premio Pieve-Banca Toscana”, curando il libro e con altri la trascrizione teatrale per l’atto unico “La spartenza. Bianca campagna, nivura simenza per le Orestiadi di Gibellina del 2005, rappresentata dalla compagnia Teatro del Baglio a Palermo, Siracusa, Taormina (Taoarte), Roma, Garfield N.J.,New York,

Ha scritto il volume “Cercare un altro mondo (2002), sulla storia dell’emigrazione siciliana in America.

Ha collaborato a “Neos”, rivista di storia dell’emigrazione siciliana, “Emigrazione siciliana”, “Segno mensile”.

Ha curato la mostra fotografica e documentaria “Di qua e di là dall’oceano” (novembre 2009).

Ha relazionato a numerosi convegni di studi sul tema delle migrazioni, tra cui:

  • “Come sa di sale. Giornate dell’emigrazione” (Bolognetta, marzo 2003)
  • “Le società operaie di Mutuo soccorso tra emigrati” (Santa Ninfa, 2004)
  • “Luoghi fuori luogo” (Letino, giugno 2005)
  • “Giornate dell’emigrazione (Marineo, agosto 2009 -agosto 2010)
  • “La memoria documentata” ( “Salinadocfest”, Salina, settembre 2009).
  • “Raccontare la vita, raccontare le migrazioni”( Bolognetta, novembre 2009)
  • “Lasciare una traccia” (Castelbuono, maggio 2010).

Dirige la collana di libri “Le spartenze” della casa editrice OFF di Palermo.

Altre pubblicazioni. E’ autore dei volumi “I tempi del luogo” (1986) “Una lunga passione civile” (2003), “Cinque generazioni: il cammino di una comunità” (2007).

Ha curato la trascrizione e/o la pubblicazione di diversi scritti  autobiografici, tra cui: “Vivere per non morire” di Carmelo Prudenza (1991), “Memorie parallele. Soldati siciliani in Estremo oriente” (1998) di A. Di Sclafani e G. Orobello, “Come tante pecore sbigottite”di Sabatino Basso, “Il piacere di rivederla - Viaggio in Italia 1931” di S. Garofalo, “Cu tia avissi avutu furtezza e casteddru. Una vita in poesia” di Carmela “Millie” Galante Costa (di prossima pubblicazione). 
Ha collaborato al volume collettivo “Paesaggi della memoria. La provincia raccontata” 2004), tradotto in inglese col titolo “Landscapes of memory. Provincial tales” edito da AAPIT Palermo, con il racconto “Truvatura”.
Ha curato i libro collettanei  “Congregar gente. Santa Maria di Ogliastro e le città di nuova fondazione nella Sicilia moderna” (2002), e “Lasciare una traccia” (2009).
Ha collaborato a quotidiani, periodici, siti on-line, emittenti radiofoniche e ha composto testi teatrali, redatto la progettazione e curato mostre etno-antropologiche, fotografiche e documentarie, organizzato convegni e seminari di studio, fatto parte di commissioni giudicatrici di concorsi letterari. Ha fondato e presieduto il “Centro iniziative culturali”(1983-2009).
Collabora ai periodici “Corleone dialogos”, “Orizzonti sicani”, è componente dell’associazione nazionale di ricercatori e insegnanti di storia“Clio ‘92”, dell’Istituto Gramsci siciliano, dell’Istituto nazionale per la storia del Risorgimento, dell’Associazione culturale “Istituzione Francesco Carbone”, della “Rete italiana di  cultura popolare”.

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Come sono arrivato qui

DSC04695.jpegQuesta pagina è la nuova casa di due blog che alimentavo separatamente. E che erano rispettivamente: Frammenti. Appunti e pensieri sparsi da un diario di bordo e Pensieri sparsi. Riflessioni su temi vari, racconti e piccoli testi senza pretese.

Era diventato davvero troppo dispendioso in termini di tempi richiesti alimentarli entrambi, anche perchè nati per caso, mentre armeggiavo - ancora alle prime armi - per creare un blog, me li ero ritrovati ambedue, benchè la mia idea originaria fosse stata quella di averne uno solo. Infatti, non a caso, le loro intestazioni erano abbastanza simili: creatone uno - non ricordo quale dei due per primo - lo ho "perso" (per quanto strano ciò possa sembrare) e mi diedi alacremente da fare per ricrearne uno nuovo. Qualche tempo - nel frattempo ero divenuto più bravino - il blog perso me lo ritrovai).

Ohibò! - dissi a me stesso - E ora cosa ne faccio?

La risposta più logica sarebbe stata: Disattiviamolo!. E invece...

Mi dissi: li tengo tutti e due. E così feci. E' stato bello finchè è durato...

Ma giocare su due tavoli - e sempre con la stessa effcienza - è molto complicato, ancora di più quando i tavoli diventano tre e poi quattro e via discorrendo....

Con overblog ho trovato una "casa" che mi sembra sicuramente più soddisfacente e così, dopo molte esitazioni, mi sono deciso a fare il grande passo del trasloco, non senza un certo dispiacere, perchè il cambiamento induce sempre un po' di malinconia e qualche nostalgia.

E quindi ora eccomi qua.

E quello che ho fatto - ciò mi consola molto - rimane là e chiunque se ha la curiosità può andare a dargli un'occhiata.

 

Seguendo il link potete leggere il mio curriculum.

 

 


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