(Maurizio Crispi) Sappiamo tutti che le auto blindate, le auto di scorta, i drappelli di auto lanciate a tutta velocità per le strade cittadine, le sirene spiegate, sono in alcuni casi un male necessario, per garantire ai Magistrati maggiormente esposti sicurezza ed incolumità, visto che sono da considerare degli obiettivi sensibili.
In altri casi, specie quando queste misure sono concesse a politici, si tratta soltanto di barocca ostentazione del Potere con il pretesto della sicurezza, rappresentazione del Privilegio e pura scenografia (compredendo nella sicurezza anche la coreografia delle molteplici bodyguard): in molti casi, infatti, tutti questi dispositivi non sarebbero intrinsecamente necessari.
Ci si auspica che chi, dalla stanza dei bottoni decide di concedere a questo o a quello politico di turno che occupa un'importante carica istituzionale, sorveglianza armata, auto di scorta e quanti altri privilegi, lo faccia con assennatezza (anche se, qualche volta, da parte di un comune mortale è lecito dubitare).
Ma ciò che disturba veramente è il fatto di vedere coloro che sono assegnati alle Scorte, infrangere tutte le norme che, invece, al comune cittadino tocca rispettare. Vedere che possano posteggiare quando e dove loro aggrada maggiormente, passare con il rosso, non ripsettare l'obbligo di dar el aprecedenza a colora che stanno attraversando sulle strisce pedonali, percorrere le corsie preferenziali in senso contrario a tutta birra.
Di fronte a tutto questo è inevitabile provare un senso di profonda irritazione, ed anche rabbia probabilmente e sentirsi portati a chiedersi:"Perchè?".
Con il fenomeno correlato ed inevitabile di prendere a dubitare delle istituzioni e con la sensazione avvolgente di vivere non in un paese democratico evoluto, ma in una Repubblica delle Banane.
I buoni cittadini, esposti a questo martellamento di trasgressioni, possono trasformarsi allora in cinici vituperatori delle stesse Istituzioni e di coloro che di queste Istituzioni sono alla guida, o anche possono diventare trasgressori essi stessi, avendo davanti agli occhi - giorno dopo giorno - un simile esempio.
E anche questa possibile metamorfosi si potrebbe chiamare "danno collaterale" di una guerra tra sistemi opposti, quello della Legalità contro quello dell'Illegalità, come ho scritto in un altro articolo.Ci si chiede tuttavia sino a che punto questi danni collaterali debbano essere considerati un male necessario.
Si vorrebbe che la tutela della sicurezza e dell'incolumità avvenisse nel pieno rispetto delle regole a cui agli altri cittadini é richiesto di uniformarsi.
E probabilmente sarebbe anche possibile, con un po' di buona volontà e implementando la cultura della legalità, senza fare distinzione tra cittadini comuni e tutori della Legge che si sentono in un certo qual modo al disopra della Legge stessa.
In questo sconsolante (e diseducativo) panorama, ogni tanto sopravviene qualcosa che ti induce a sperare bene e a pensare che qualche guizzo di vitalità legalitaria c'è da qualche parte, pronto a risorgere come una pianta vigorosa.
L'altro giorno, a Palermo, ho assistito a questa scena.
In via Empedocle Restivo un auto di scorta era ferma in attesa davanti all'abitazione di qualche importante personaggio: su questo niente di che. Soltanto che il conducente aveva deciso di fermarsi per deferenza del suo scortato, proprio davanti al suo portone, ingombrando la corsia preferenziale riservata ai mezzi pubblici. E quel che è peggio, si era parcheggiato in direzione contraria al senso di marcia dei mezzi autorizzati a percorrerla.
Non c'era molto traffico, perchè eravamo di sabato mattino: ma questo non siginifica nulla, ai fini dell'infrazione.
S'è avvicinato un Vigile Urbano che ha ingiunto al guidatore di togliersi da quella posizione irregolare.
Ma quello, sentendosi forte del suo ruolo e del suo mandato, non ha sentito ragione.
Non ha nemmeno dato udienza al Vigile Urbano, rimanendo chiuso in auto, impassibile.
Il Vigile Urbano allora ha messo mano al blocchetto delle multe e ha elevato verbale, mettendo il fatidico foglietto giallo sotto iltegicristallo dell'auto.
A questo punto il conducente è uscito dall'auto, mostrandosi irritato ed aggressivo, ma non certamente "pentito".
Ma il Vigile Urbano gli ha indicato il foglietto giallo, stringendosi nelle spalle: "Ormai è cosa fatta. Ti ho fatto verbale!".
Magari questa multa non verrà mai pagata, ma ho apprezzato il gesto del Vigile Urbano, perchè altamente simbolico e coraggioso.
Nel Regno Unito scene di questo tipo non si vedrebbero mai.
Ci sono certamente personaggi "protetti", ma tutto avviene in modo discreto - e non plateale - e, soprattutto, nel pieno rispetto delle regole che tutti i citadini devono seguire, anche quelli che richiedono una protezione speciale.
In più, dirò che in UK non si vede mai una presenza massiccia della Polizia nelle strade cittadine, eppure non appena si verifica qualche fatto, se c'è un incidente, se gli animi cominciano a riscaldarsi, ecco che chissà da dove i poliziotti arrivano a prevenire, a sedare, a mettere ordine.
E, quindi, proprio per questo motivo, ma anche per il fatto - ancora più importante - che in tutti è vivo un percorso educativo al senso civico e della comunità di cui si fa parte, tutti si tengono mediamente dentro l'area del rispetto delle regole, sorvegliandosi a vicenda: tutti - anche attraverso apposite campagne pubblicitarie - sono chiamati a cooperare e a collaborare, sentendosi pienamente responsabili della tutela del bene pubblico e della sicurezza degli altri cittadini.
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