La casa di Tarling Street si è rapidamente svuotata...
(Maurizio Crispi) Come sempre, quando si attende un cambiamento rilevante, le cose arrivano in fretta, fin troppo velocemente, lasciando spiazzati per aver pensato nella nostra stoltezza di poter fronteggiare un cambiamento soft, sostanzialmente sotto controllo..
Da che sembra che ci sia un grande margine di tempo per fare con pigrizia indolente tutte le cose necessarie e senza dovere rinunciare ad altre attività, ci si ritrova all'improvviso con l'acqua alla gola e bisogna trottare, ogni secondo prezioso, in medias res, come dicevano i Latini o nche "nell'occhio del ciclone"..
Ci si rende conto allora di averla tirata troppo le lunghe e che certi adempimenti si sarebbero dovuti portare avanti molto tempo prima, quando quelle cose le si sarebbero potute fare senza alcuna pressione.
E' stato così per il nostro cambiamneto abitativo e per il nostro ritorno in Italia.
Ce la siamo presa comoda, pensando ogni volta che c'era ancora tempo e ci siamo ritrovati alla fine a dovere intraprendere una corsa affannosa.
Tempo due giorni, tra il 25 e il 26 marzo, praticamente la casa si è svuotata sotto i nostri occhi, mentre Mr Insinga procedeva implacabilmente a sfilarci i mobili da sotto le chiappe, perfino il tavolo su cui stavamo mangiando o il frigorifero (ed io costretto ad una sbrinatura dell'ultim'ora e ad improvvisare una ghiacciaia "naturale" nel balcone()..
Tutto finito: eppure dobbiamo rimanere a Londra ancora qualche giorno, vivendo in una casa vuota, causa la difficoltà di trovare un posto in aereo a prezzi accettabili (siamo sotto Pasqua e non ci avevamo pensato prima: un esempio di Legge di Murphy applicata).
Eppure questi quattro giorni di sosta dopo la frenesia che li ha preceduti (tra il viaggio a Roma e il compimento del trasloco, con impacchettamenti, inscatolamenti e imballaggi vari) non ci dispiacciono.
La casa svuotata quasi di ogni cosa dove continuiamo a vivere in questo intervallo sospeso possiede una semplicità zen: ti rendi conto che puoi vivere davvero con poco, avendo l'essenziale: un tetto che ti ripari, un materasso su cui dormire o riposare, una macchina per cucinare, dove preparare i pasti.
Per mangiare, ci siamo ritrovati seduti a terra con una desco improvvisato: e abbiamo anche avuto degli ospiti, in queste condizioni. Ma è facile immaginarsi semisdaraiti come in un antico triclinio, intenti a consumare un ricco banchetto, invitati d'onore alla tavola di Trimalcione.
E l'esperienza è stata (é ancora) positiva.
Il frigorifero? Per ora, fa ancora freddino e quindi non ce n'è bisogno: abbiamo come ghiacciaia naturale il balconcino aggettante su Tarling Street.
Certo, non possiamo sederci su di una comoda poltrona, né stravaccarci su di un divano; nemmeno possiamo ascoltare la musica, né possiamo guardare un DVD, possiamo però godere della reciproca compagnia e Gabriel sembra essere perfino estasiato per avere adesso questi grandi spazi vuoti per correre e giocare: non sembra abbia sentito nemmeno la mancanza dei suoi giocattoli, perché abbiamo lasciato delle palline e un pallone mezzo sgonfio e, approfittando del fatto che non si possono più fare danni, scorrazziamo per la casa tirando le palle e rincorrendoleef acendole rimbalzare sui muri, senza timore di poter rompere qualcosa, anche perchè non c'ì più nulla da rompere in giro.
E, poi, il vuoto attorno a te, il vuoto in cui i piccoli rumori e le voci rimbombano e giganteggiano, indubbiamente apre la strada alla meditazione e alla riflessione.
Le abitudini si esemplificano e si scremano, riducendosi proprio all'essenziale.
Ti rendi conto che se, sttrato dopo strato, elimini tutto il superfluo, ti avvicini sempre di piùa ciò che è essenziale: man mano che scarnifichi la dimensione dell'Avere, ti ritrovi ad "essere" in un modo piuttosto essenziale ed appagante.
Insomma, una sorta di parentesi zen.